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Covid 19

Ecco l’errore che è costato la zona rossa alla Lombardia: migliaia di guariti contati come positivi

C’è una voce che la Regione Lombardia non avrebbe riempito nel suo report da consegnare all’Istituto Superiore di Sanità per stabilire il rischio effettivo dell’epidemia che avrebbe alzato il numero di positivi, considerando anche migliaia di guariti, ovvero quella relativa alla sintomatologia degli individui.
A cura di Filippo M. Capra
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I dati della Lombardia sono da zona arancione o da zona rossa? Chi ha sbagliato tra la Regione e il Governo? Il rebus iniziato con l'invio dei numeri, si districava tra un indice di contagio Rt molto alto (1,4) e un Rt sui ricoveri in ospedale relativamente basso (0,93), mentre i contagi su 100.000 abitanti sfiorava quota 133, non facendo presagire criticità imminenti. Quindi che è successo?

Guariti calcolati come contagiati, il cambio dei dati

Secondo una ricostruzione operata dal Corriere della Sera, durante una telefonata tra l’epidemiologo Stefano Merler (che fa i conti per il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità) e il collega Danilo Cereda dell’assessorato alla Sanità della Lombardia (autore dei report di Regione Lombardia sui contagi), è emerso come il numero di casi segnalati dalla Regione, su cui si basa il calcolo dell'Rt, fosse sovrastimato. In poche parole, sarebbero stati contati più contagi di quelli che realmente ce ne erano. Perché molti dei casi segnalati erano da porre in realtà sotto la voce guariti. Di loro, diversi sono quelli che, grazie alle norme del 12 ottobre scorso, possono abbandonare l'isolamento tra i 10 e i 21 giorni dalla comparsa dei primi sintomi. Cereda avrebbe quindi compilato il report segnalando l'inizio dei sintomi ma senza specificare la loro gravità. Quindi, se una volta guariti questi individui non vengono tolti dalla lista, rientrano automaticamente nel conteggio dei contagiati.

Il Corsera si è dunque chiesto come mai Regione non avesse compilato quegli spazi, ottenendo in risposta un: "Quel campo non è obbligatorio, è sbagliato forzarlo. L’informazione la forniamo nel momento in cui i medici ce la segnalano", fanno sapere dalla Regione. Poi però, d'accordo con l'Iss, il campo viene compilato, solo ora, in quanto "nessuno mai prima ci ha detto che altrimenti i guariti non sarebbero stati conteggiati". Come evidenziato dal documento pubblicato ieri in merito alla rettifica di alcuni dati della Regione, l'Istituto Superiore di Sanità specifica che "il 20 gennaio 2021, la Regione Lombardia ha inviato come di consueto l’aggiornamento del suo database. Si constata una rettifica dei dati relativi anche alla settimana 4-10 gennaio 2020 (quella decisiva per la zona rossa, ndr ), che riguarda il numero di casi in cui viene riportata una “data di inizio sintomi” per cui viene data una indicazione di stato clinico laddove prima era assente".

Le modifiche conseguenti alla compilazione della voce rimasta vuota sino a quel momento riducono di molto il numero di casi inclusi nel calcolo dell'indice di contagio Rt. Ad esempio, tra il 15 e il 30 dicembre si passa da 14.180 casi a soli 4.918. Per questo motivo, "alla luce della rettifica si rende necessaria una rivalutazione" della decisione di porla in zona rossa. Dunque la Lombardia può ancora finire in zona arancione, la cui ufficialità potrebbe arrivare a breve.

Letizia Moratti: Nessun rettifica, inviata rivalorizzazione dei dati

In merito al cambio del calcolo di alcuni dati, dopo il presidente della Regione Attilio Fontana, anche l'assessore al Welfare Letizia Moratti prende posizione, dichiarando che non c'è stata "nessuna rettifica". Al contrario, sostiene la Moratti, "a seguito di un approfondimento relativo all’algoritmo dell’Iss, condiviso con lo stesso, per l’estrazione dei dati per il calcolo dell’Rt, abbiamo inviato la rivalorizzazione di dati richiesta che ci auguriamo porti alla revisione dell’assegnazione di zona rossa"

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