“E se ci avesse manipolate?”: cosa c’è scritto nelle chat tra le psicologhe di Alessia Pifferi indagate

"Lei [Alessia Pifferi, ndr] sembrava non riuscire a capire la situazione perché voleva scendere in socialità con la maglietta della bambina, con la foto della bambina, cioè… faceva delle cose incongrue. Quindi per capire un pochino come poterla gestire all'interno del carcere, abbiamo detto facciamo questo test, che è un test di Wais…". A parlare, rivolgendosi a una collega in un messaggio vocale il 14 novembre 2023, è una delle psicologhe del carcere di San Vittore, ora indagata con altre sei persone per falso ideologico e favoreggiamento nei confronti di Alessia Pifferi, la 39enne condannata in primo grado all'ergastolo per la morte della figlia Diana.
La nuova perizia
Sulla donna, ora detenuta nel carcere di Vigevano (prima era a San Vittore) inizia oggi il lavoro degli esperti nominati dalla Corte d'Appello di Milano per valutare, una seconda volta, se Alessia Pifferi era in grado di intendere e volere al momento dei fatti quando ha lasciato a casa da sola per sei giorni la sua bambina di un anno e mezzo, azione che ne ha provocato la morte e per cui la 39enne è stata condannata all'ergastolo con l'accusa di omicidio volontario aggravato nel processo di primo grado in Corte d'Assise a Milano.
Il team della perizia psichiatrica bis – la prima, super partes, era stata svolta dallo psichiatra forense Elvezio Pirfo e, pur riscontrando "disturbi di tipo dissociativo/psicotico o della sfera affettiva", aveva valutato Pifferi in grado di intendere e di volere al momento dei fatti – è composto dallo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, la neuropsicologa Nadia Bolognini e il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni.
Una decisione, quella presa dalla Corte d'Appello di Milano che ha disposto la nuova perizia, in contrasto con la posizione della procura generale, rappresentante l'accusa nel processo di secondo grado, che aveva ritenuto invece non necessaria una nuova perizia psichiatrica su Alessia Pifferi.

Nel frattempo il pm di Milano Francesco De Tommasi, che rappresentava l'accusa nel processo di primo grado a carico di Pifferi, ha depositato nel fascicolo inerente l'imputata anche gli atti che riguardano il secondo filone di questa vicenda, cioè le indagini per favoreggiamento a carico dell'avvocata Alessia Pontenani, legale di Alessia Pifferi, di alcune psicologhe (accusate anche di falso ideologico) e dello psichiatra Marco Garbarini, consulente della difesa. Un totale di sette persone che, secondo la Procura, con il loro agito avrebbero contribuito a inquinare il quadro psicologico dell'imputata, sottoponendola a test cognitivi non autorizzati dalla procura e i cui risultati, sempre secondo l'accusa, sarebbero falsati e non attendibili.
Un'informativa della polizia giudiziaria, contenente alcuni estratti degli atti di questa indagine parallela, è stata presentata dalla parte civile (la mamma e la sorella di Alessia Pifferi) rappresentata dall'avvocato Emanuele De Mitri, che ne ha chiesto l'acquisizione nel fascicolo del processo d'appello e dunque la possibilità, per i nuovi periti, di prenderne visione. Istanza però rigettata dalla Corte.
Nel documento sono contenuti documenti e report di oggetti sequestrati il 24 gennaio 2024 durante le perquisizioni svolte dall'autorità giudiziaria, stralci delle copie forensi estratte dai dispositivi di due delle psicologhe indagate, alcune mail e il verbale relativo all'interrogatorio di una dottoressa del carcere, sentita dal pm Francesco De Tommasi come persona informata sui fatti.

L'arrivo di Alessia Pifferi in carcere
Le ricostruzioni della tesi accusatoria, sintetizzate nell'informativa che racchiude però solo una parte dell'intera indagine parallela, allungano lo sguardo fino al 21 luglio del 2022, qualche ora prima che Pifferi entrasse per la prima volta nel carcere di San Vittore. Le due psicologhe (P1 e P2) commentano la notizia via WhatsApp:
P1: "Comunque quella poveretta immagino che nn abbia nessuno dietro di lei…. Se lo avesse…L'unica consulente sensata sarebbe la B."
P2: "Gli psichiatri non sono nemmeno andati a vederla. Dicevo [che ha] avvocato di ufficio per sottolineare che non ha nessuno…."
P1: "Povera stella…"
Giusto un mese dopo il discorso prosegue così:
P1: "Quindi posso o no chiamare avvocato?"
"Sarebbe il caso di insistere x perizia. E di parte prendere quella della C. [Altra detenuta]![…]
P2: "No. Io farei chiamare da una suora [del carcere] e farei capire che intenzioni ha… poi in base a quello si vede".
La perplessità di una delle due psicologhe sull'opportunità o meno di mettersi direttamente in contatto con l'avvocato di Pifferi (che ai tempi non era la legale attuale, Alessia Pontenani) è data dal fatto che, per principio deontologico e di metodo, agli psicologi e alle psicologhe del carcere è richiesto un intervento di solo supporto e di valutazione del pericolo di condotte autolesioniste, senza interferire in campi (per esempio quello peritale) di competenza giudiziaria.
I contatti tra psicologhe e avvocata
Regola non scritta che tuttavia, stando all'informativa di polizia, sarebbe stata più volte violata dalle indagate. Come dimostrano alcuni stralci di messaggi WhatsApp e mail scambiati tra le psicologhe e l'avvocata Pontenani, succeduta dopo due cambi di difesa. Per esempio, il 29 aprile 2023, il giorno dopo aver effettuato il test di Wais a Pifferi, le psicologhe vorrebbero comunicare a Pontenani gli esiti prodotti, che secondo la loro elaborazione restituirebbero per la detenuta Alessia Pifferi un QI di appena 40.
P1: "Ma l'avvocato [di Alessia Pifferi, ndr] allora gli diciamo vieni mercoledi?
P2: "Non so. l'avvocato non lo vorrebbero nominare né M. né V. [colleghe, ndr]. Forse è meglio attraverso di lei [Alessia Pifferi, ndr]. Dirle di chiedere all'avvocato di venire"
P1: "Va bene, anche se secondo me è indispensabile"
P2: "Capisco. Però vorrei stare dentro ai confini che mi danno i capi…"
P1: "Si s ì certo […] Dico solo che è un dato che se il giudice vuole darle l'ergastolo non lo guarderà"
Il giorno dopo, il 29 aprile 2023, si legge nell'informativa che l'avvocata Pontenani avrebbe scritto una mail alla direzione della Casa Circondariale di Milano San Vittore in cui affermava di essere venuta a conoscenza della somministrazione di test Wais alla propria assistita e chiedeva in che modo potesse venire in possesso della relativa documentazione prima dell'udienza innanzi alla corte d'Assise di Milano fissata per il giorno 8 maggio 2023.
Successivamente, nonostante la richiesta contraria del pm De Tommasi, la Corte d'Assise deciderà di assumere gli atti contenuti nella cartella clinica di Pifferi, generando la reazione di una delle due psicologhe di San Vittore:
P2 a una collega: "Comunque abbiamo lanciato una bomba. Il pm non voleva acquisire gli atti clinici mentre da quello che ho capito il giudice li ha presi". [17/05/2023*
P2 a P1: Siamo a un bivio. Il pm è sempre arrabbiatissimo. Ma il giudice ha preso agli atti la cartella clinica. Potrebbe essere ergastolo o misura di sicurezza. Loro vogliono per forza ergastolo. Non so però se con questo polverone potranno darglielo….. [28/05/2023]
L'1 ottobre 2023 l'avvocata Alessia Pontenani invia una mail a una delle due psicologhe, manifestando il plauso per il loro lavoro da parte del consulente della difesa lo psichiatra Marco Garbarini e ritornando sul tema dei presunti abusi sessuali subiti dall'imputata, che sarebbero stati rivelati alla legale qualche giorno prima da un'amica della famiglia Pifferi.
"Garbarini pensa che abbiate fatto un lavoro splendido, io credo che se uscisse una storia familiare di abusi sessuali andrebbe assolta".
Ancora, il 13 gennaio 2024, le psicologhe via WhatsApp:
P2 a P1: "Ciao cara ho sentito l'avvocatessa. La perizia ci darà ragione. Non è ancora ufficiale ma lei lo sa".

I test e le accuse
Uno dei punti centrali su cui verte l'indagine sopra citata è la somministrazione a Pifferi da parte delle psicologhe di San Vittore del test di Wais, cioè la Scala di Intelligenza Wechsler per Adulti, un test psicologico progettato per misurare l’intelligenza negli adulti e negli adolescenti a partire dai 16 anni di età. Secondo l'accusa e i carteggi riportati nell'informativa, le due professioniste insieme ad altre colleghe avrebbero effettuato tale questionario senza avere l'autorizzazione della procura che stava indagando, viziando così il setting psicologico dell'imputata. I risultati stessi del Wais somministrato a Pifferi, sostengono gli inquirenti, non sarebbero attendibili perché calcolati non da chi aveva materialmente somministrato il test, ma da altre colleghe ex post.
A tal proposito, nell'informativa si legge del ritrovamento in un ufficio di San Vittore di alcuni opuscoli di test Wais "custoditi in una cartella di colore rosa, con la scritta A.P Documenti personali", riposta su una delle scrivanie presenti nel locale. Secondo chi indaga:
"Da una prima analisi è stato possibile accertare che si tratta degli stessi quiz/test somministrati dalle psicologhe alla Pifferi in data 28.04.2023 ma incompleti o a tratti modificati (alcune pagine mostrano evidenti correzioni e cancellature). È del tutto verosimile o quantomeno non si può escludere che siano state effettuate delle "prove" prima di arrivare alla stesura finale dei questionari".
Accuse a cui, quando ormai il caso era scoppiato, una delle dirette interessate ribatte spiegando la situazione a una collega in un messaggio vocale:
"[…] Abbiamo iniziato a chiedere al Pm di fare una perizia e lui [il pm Francesco De Tommasi, ndr] non ci ha mai risposto, non ci ha mai risposto"
E allora:
Quindi da luglio del 2022 a maggio 2023, visto che era ingestibile per noi, perché continuavamo a tenerla in isolamento e questo non le faceva bene cioè …Non si può tenere una persona otto, nove mesi in isolamento rispetto alle altre. Perché le altre la maltrattavano, la insultavano. Lei sembrava non riuscire a capire la situazione perché voleva scendere in socialità con la maglietta della bambina, con la foto della bambina, cioè… faceva delle cose incongrue. Quindi per capire un pochino come poterla gestire all'intero del carcere, abbiamo detto facciamo questo test, che è un test di Wais…".
Secondo le professioniste indagate, eseguire il test di Wais sarebbe stato indispensabile per comprendere il livello cognitivo di Pifferi e poter impostare un trattamento adeguato. Alla relazione sugli esiti avrebbero partecipato diverse persone, come dimostra la mail di un'altra dottoressa a una delle due psicologhe in data 3 maggio 2023:
Ecco! la poveretta non capisce proprio nulla…. avrebbe dovuto essere seguita dai servizi sociali ben prima della gravidanza, aveva diritto all'invalidità e forse all'accompagnamento, lavoro protetto ecc. La relazione andava già bene ma ho fatto qualche revisione, tenendo conto di quello che mi hai detto dei colloqui, e cambiato alcuni grafici. Mi sembra che sia molto chiara e completa!!!
Durante l'udienza del 13 novembre 2023 il pm De Tommasi, pur senza fare nomi, parla di possibili "manipolazioni" da parte delle psicologhe del carcere. Che reagiscono così:
P2 a P1: "Ma questo è davvero pazzo, noi cercavamo di farla… di convincerla che la bambina era morta per colpa sua. Quando non ce l'abbiamo fatta ehm…ehm abbiamo capito che era scema. Non é che abbiamo detto non è colpa sua…. Al contrario, cercavamo di farglielo dire."

Le indagini e il "dubbio atroce"
Lo stesso 13 novembre 2023, una della due psicologhe si interfaccia con la sua responsabile, che chiude il messaggio con un'appendice non gradita:
Responsabile a P2: "[…] Poi ho dei dubbi e questi mi uccidono. Dubbi sulla possibilità che effettivamente le nostre restituzioni fossero state prese dalla Pifferi con intento manipolatorio […]".
Sarà la stessa responsabile a riferire al pm De Tommasi da persona informata sui fatti le sue prime impressioni su Pifferi derivanti da un colloquio che aveva avuto con l'imputata il 9 settembre 2022, poco dopo il suo ingresso in carcere:
"Ho avuto un'impressione che [Alessia Pifferi, ndr] fosse, che so, tra i 65 e i 75 [di QI, ndr]. 65 è ritardo mentale lieve, che per quello che ne so io non ha una traduzione forense, e il 75 è intelligenza normale ai limiti inferiori della norma. Ho detto: "Io non ho avuto quest'impressione", la risposta è stata "Si, però è un'impressione". E poi io lì ho avuto […] "un dubbio atroce" […]
E il dubbio atroce sarebbe:
Se io nel colloquio mi vedo la capacità di utilizzare quello che io le dico, ad esempio la ricerca di una figura più grande protettiva, sistema motivazionale di attaccamento… se io vedo che la paziente è capace di prendere, di
recepire quello che io le restituisco… Perché, a differenza dei periti, noi dobbiamo restituire, metabolizzare, ecco. Se io vedo che è capace di recepire, io mi pongo un problema: com'è che faccio a conciliarmi il 40 di QI con la capacità di rapimento? Io questo non riesco a metterlo insieme"
La dottoressa spiega meglio al pm:
"Sono rimasta impressionata [dai risultati del test di Wais, ndr]. Poi però io lì, come dire, mi sono fidata. Io mi ricordo che mi sono un po' stupita, mi sono un po' stupita….. mi sono un po' stupita di un risultato di questo tipo. Mi ricordo anche che mi sono confrontata, devo dire, con un'altra collega […]. [Le] dico: "Ma è possibile che hai un QI di 40…? Cioè com'è che si manifesta un QI di 40?", perché io veramente non sono esperta in queste cose, mi intendo più di clinica. E lei mi dice: "Ma guarda che è la mia pianta che ha un QI di 40".