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È morto Maurizio Ballabio, fondatore del cinema Anteo di Milano: “Ci mancherai per sempre”

È morto il 29 aprile Maurizio Ballabio, uno dei tre soci fondatori del cinema Anteo a Milano nel 1979. I colleghi: “Il suo contributo in 46 anni è stato essenziale alla crescita della nostra realtà. Il suo lavoro era la sua passione, le nostre sale erano la sua casa”.
A cura di Francesca Del Boca
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(Cinema Anteo Milano)
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È morto ieri martedì 29 aprile Maurizio Ballabio, tra i soci fondatori dello storico cinema Anteo a Milano con Lionello Cerri e Raimondo Paci. "Ciao amato Maurizio, la tua famiglia di Anteo è con te", lo salutano oggi i colleghi. "Sei stato origine e compagno di un viaggio straordinario, e anche di ogni giorno. Ci mancherai per sempre".

L'avventura cinematografica di Maurizio Ballabio e dei tre soci inizia nel 1979, quando da ragazzi rilevano la gestione di un cinema di terza visione, una sala da 500 posti in via Milazzo, per trasformarlo prima in un cinema d'essai e poi nella realtà più importante della città oggi caposaldo di arte, gastronomia, incontro tra culture diverse con ben 11 sale diverse, aperte dalle 9 del mattino all'1 di notte. "Era il primo maggio del 1979, anni caratterizzati da una ventata di cose nuove. Avevamo appena vissuto il movimento del ’77, c'era una grande voglia di costruire, di rendersi indipendenti, di fare cultura. Anteo è una delle poche realtà nate in quegli anni che ancora oggi esiste", aveva raccontato Ballabio.

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"Si è spento oggi uno dei soci fondatori di Anteo spazioCinema, Maurizio Ballabio", hanno intanto fatto sapere dalla società. "Il suo contributo in questi quarantasei anni è stato essenziale alla crescita della nostra realtà e della nostra comunità. Il suo lavoro era la sua passione, le nostre sale erano la sua casa. E noi siamo onorati di essere la sua famiglia".

"Il film della mia vita è Casablanca, senza dubbio", erano le parole dello stesso Maurizio Ballabio, ricordate oggi dalla sua famiglia dell'Anteo. "È indimenticabile quella sequenza del film, nel “Rick’s”, il locale di Humphrey Bogart, quando per zittire gli ufficiali tedeschi che intonavano il loro inno nazista, Victor Laszlo, uno degli uomini della Resistenza, comincia a cantare l’inno nazionale francese. Di colpo tutti i clienti del locale si alzano ed intonano, in un coro, il canto delle Liberté, Égalité, Fraternité. Ancora oggi quella scena mi dà i brividi, perché tutti vorremmo essere Humphrey Bogart".

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