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È morto don Corinno Scotti, parrocco di Brembate Sopra quando Yara Gambirasio fu uccisa: “Aiutò alla comunità”

È morto il prete che sostenne la comunità di Brembate Sopra sconvolta prima dalla sparizione e poi dall’omicidio di Yara Gambirasio: don Corinno Scotti organizzò veglie di preghiera per lei e la sua famiglia.
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È morto ieri, lunedì 12 agosto, don Corinno Scotti, il parroco di Brembate Sopra quando Yara Gambirasio scomparve e poi fu ritrovata morta. Il prete aveva 84 anni e orami da tempo viveva nella Casa di riposo Piccinelli di Scanzorosciate, sempre in provincia di Bergamo. "Quando vi fu l’omicidio di Yara si addossò il peso della vicenda. Fu di sostegno alla comunità in quelle settimane di dolore", ricorda Diego Locatelli, l'allora sindaco della cittadina salita, suo malgrado, alla ribalta della cronaca.

Si è spento intorno alle 15.15 di ieri don Corinno Scotti, che da un anno e mezzo combatteva contro una forma di leucemia. La sua morte ha creato sconforto nella comunità d Brembate Sopra, dove è stato parrocco per molti anni, compresi quelli tragici che hanno visto il paesino della bergamasca assediato da giornalisti e carabinieri per le indagini sull'omicidio di Yara Gambirasio. Prima di quell'incarico, Scotti è stato a lungo missionario in America Latina.

Nel 2002, ormai ultra sessantenne, divenne parrocco di Brembate e vi rimase fino al 2015. In questi anni si trovo a gestire la tragica sparizione di Yara Gambirasio, avvenuta il 26 novembre 2010, e sopratttutto il ritrovamento del suo cadavere, avvenuto ben tre mesi dopo. In quel periodo il sacerdote organizzò presso la sua parrocchia veglie di preghiera, messe, ma anche gruppi di ascolto. L'intera comunità risultava infatti scossa per quanto accaduto.

Lo stesso prete disse che "Yara era diventata la figlia di tutti". E poi in una lettera ai suoi parrocchiani disse che la tredicenne era "come un piccolissimo seme caduto, che ha dato frutto". Per questo divenne un punto di riferimento per tutta la comunità, che per molti anni è rimasta nell'occhio del ciclone anche in virtù delle complicate indagini che portarono alla condanna definitiva di Massimo Bossetti.

"Le esperienze che gli erano rimaste nel cuore sono state sicuramente le missioni in Ecuador, dove è stato impegnato per vent’anni, e poi gli anni del dramma di Yara Gambirasio. È sempre stato molto legato a Brembate Sopra", ha raccontato il nipote al quotidiano L'eco di Bergamo.

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