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È morto Angelo Starinieri: da top manager a senzatetto della stazione di Cadorna

Clochard scrittore amato da Vittorio Sgarbi, dopo la morte del figlio nel 2000 finì sulle panchine della stazione Cadorna a Milano. Laureato in Architettura, aveva lavorato per Porsche, Longines, Hublot.
A cura di Francesca Del Boca
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Una vita da romanzo. È quella di Angelo Starinieri, nato a Pescara nel 1938 e morto ieri agli Spedali Civili di Brescia, dove era ricoverato da una decina di giorni. Dalla laurea in Architettura e la carriera da top manager alle panchine della stazione di Cadorna a Milano, dove accoglieva artisti, giornalisti, personaggi come Vittorio Sgarbi e i tanti milanesi di passaggio.

Un simbolo cittadino, autore di quadri e mostre d'arte, con una storia incredibile alle spalle. Prima gli studi accademici, i lavori per marchi di lusso come Porsche, Longines, Hublot, Breil. Poi la frattura: la morte del figlio per overdose nel 2000 e un'accusa di corruzione per cui finisce con il perdere tutti i suoi beni, in primis la casa di Como. "Sono stanco, mi siedo una panchina in piazzale Cadorna", pensa un giorno. Lì rimarrà anni e anni, abbandonando tutto per vivere in strada. "È stato come addormentarsi lentamente", scriverà in un libro edito da Sperling&Kupfer.

Dalla sua panchina di piazza Cadorna a Milano, intanto, Angelo Starinieri ha organizzato mostre, fatto la torta più lunga del mondo, ottenuto tende per dormire al riparo dal gelo e una roulotte per cucinare un pasto caldo. Ha vinto una terribile prova di resistenza umana e di dignità, ed è tornato a vivere. "Un angelo smarrito", si definiva lui. "Ho un'anima della quale sono fiero. È la strada che ti chiama, non si diventa clochard per scelta, mai, me lo ripeto ogni volta che mi siedo su una panchina. Siamo gente che soffre".

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