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È morta Latifa Gabsi, la mamma simbolo del caso mense a Lodi: aveva 45 anni

È morta a seguito di quello che sembra essere un malore improvviso Latifa Gabsi, 45 anni, mediatrice culturale attiva nella città di Lodi e diventata celebre dopo il caso mense del 2017. Lascia una bambina di 9 anni.
A cura di Francesca Del Boca
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È morta a seguito di quello che sembra essere un malore improvviso Latifa Gabsi, 45 anni, mediatrice culturale attiva nella città di Lodi e diventata celebre dopo il caso mense del 2017. La donna, che da tempo soffriva di diabete, è stata trovata in coma da un'amica, riversa nel suo letto. Lascia una bambina di 9 anni, Sherine.

Nata in Tunisia e residente in Italia da oltre 20 anni, Latifa Gabsi è passata alle cronache nazionali per essersi battuta a fianco delle famiglie extracomunitarie cittadine contro la giunta comunale, all'epoca a guida leghista, che aveva chiesto agli stranieri con figli in età scolare dei documenti aggiuntivi per poter beneficiare di tariffe agevolate per mensa scolastica e scuolabus: una certificazione relativa al patrimonio di beni immobili rilasciata direttamente dallo Stato di origine, e corredata di traduzione in italiano legalizzata dall’Autorità consolare italiana. Un documento praticamente impossibile da ottenere, che è costato al Comune una condanna definitiva per discriminazione nei confronti delle famiglie straniere lodigiane e il pagamento di una multa da 7.500 euro.

Era stato proprio un comitato cittadino, promosso in primis dai genitori come Latifa e poi allargatosi a realtà civili, religiose e politiche della città, ad aver protestato ad alta voce contro il regolamento imposto dalla sindaca Sara Casanova, e avviato di conseguenza una raccolta fondi per sostenere le spese di accesso ai pasti scolastici e ai trasporti per le famiglie straniere indigenti: in questo modo il caso aveva quindi guadagnato un notevole clamore mediatico, superando anche i confini nazionali.

"Latifa Gabsi era una persona speciale. Aveva un passo in più: riusciva sempre a sorprenderti per la semplicità e per la profondità dei suoi ragionamenti", ha detto Andrea Ferrari, segretario provinciale del Pd lodigiano. "Per lei nulla era impossibile. Era pronta a abbracciare con passione e determinazione ogni battaglia sui diritti".

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