È indagato per corruzione assieme a Fidanza, ma Fratelli d’Italia lo candida come capolista a Desenzano
Nemmeno un'accusa per corruzione sembrerebbe fermare Fratelli d'Italia dalla volontà di candidare alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, il bresciano Giangiacomo Calovini. Vicinissimo all'eurodeputato di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza, Calovini è ormai praticamente certo che sarà il candidato all’uninominale di Desenzano-Bassa bresciana per Fratelli d’Italia.
Calovini è al centro di un'inchiesta aperta dalla Procura di Milano. Con lui, sono indagati Fidanza – già coinvolto in un'altra indagine per finanziamento illecito e riciclaggio aperta dopo quanto emerso dall'inchiesta giornalistica di Fanpage.it sulla lobby nera e i rapporti tra alcuni esponenti di Fratelli d’Italia di Milano e le organizzazioni di estrema destra – e l'ex consigliere comunale Giovanni Acri.
Le accuse di corruzione
La vicenda per i quali i tre sono accusati risalirebbe al 25 giugno 2021 quando, secondo gli inquirenti, Acri avrebbe lasciato il suo incarico a vantaggio proprio di Calovini. In cambio di questo favore, il figlio di Acri sarebbe stato assunto come assistente di Fidanza e Calovini – che si è difeso sostenendo di non avere mai posto in essere attività poco trasparenti – avrebbe cercato di predisporre i documenti utili per giustificare il contratto lavorativo.
Oltre a Calovini, che relativamente all'inchiesta sostiene di essere certo che la sua posizione sarà chiarita, tra i candidati bresciani alle politiche 2022 dovrebbero esserci anche Cristina Almici, ex sindaca di Bagnolo Mella, il dirigente di Gioventù Nazionale Paolo Inselvini, noto per le sue posizioni anti-abortiste e infine Gianpietro Maffoni. L'inchiesta che vede coinvolto Calovini non sembrerebbe preoccupare minimamente né Fratelli d'Italia né Giorgia Meloni.
È vero anche che Calovini non è che uno tra gli esponenti di Fratelli d'Italia che in queste settimane si trova a dover rispondere ad accuse pesantissime. Basti pensare che negli ultimi mesi e settimane in altre città italiane sono state aperte altre inchieste (diverse da quella che vede coinvolta Calovini, Acri e Fidanza) nei confronti di altrettanti esponenti nazionali e locali. Tra questi c'è anche Nicola Procaccini, europarlamentare e in passato portavoce di Meloni. Accuse che, pur alla loro fase preliminare, non sembrano preoccupare la leader che probabilmente sente di avere la vittoria in tasca tanto da ignorare le ombre pesanti che gravitano sul suo partito.