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News sull'omicidio di Yana Malayko

Dumitru Stratan confessa dopo 2 mesi: “Ho ucciso Yana Malayko con un colpo allo sterno, ma non volevo”

Il 33enne Dumitru Stratan ha confessato l’omicidio della sua ex fidanzata Yana Malayko. In carcere dal 21 gennaio, ha detto di averla colpita allo sterno una sola volta senza rendersi conto di averla uccisa. La sua versione, però, non convince gli investigatori.
A cura di Enrico Spaccini
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Dopo quasi due mesi trascorsi in carcere, Dumitru Stratan ha confessato: "Sì, ho ucciso io Yana, ma non l'ho fatto di proposito". Il 33enne moldavo è stato arrestato lo scorso 21 gennaio con l'accusa di omicidio volontario premeditato e occultamento del cadavere della sua ex fidanzata, la 23enne ucraina Yana Malayko.

Stratan si era avvalso sin dal primo giorno di reclusione della facoltà di non rispondere. Ieri pomeriggio, mercoledì 8 marzo, invece, ha chiesto di poter essere sentito e davanti al procuratore capo Manuela Fasolato e ai carabinieri del Nucleo investigativo di Mantova ha fornito la sua versione dei fatti ammettendo di aver ucciso la ragazza, ma rigettando le accuse di premeditazione.

La versione di Stratan

Durante l'interrogatorio videoregistrato Stratan ha spiegato che la sera tra il 19 e il 20 gennaio si trovava nell'appartamento di piazzale Resistenza, a Castiglione delle Stiviere (Mantova) con Malayko. Ha raccontato di una discussione e che ad un certo punto l'avrebbe colpita all'altezza dello sterno per allontanarla da sé per poi spostarsi in un'altra stanza.

Soltanto qualche minuto più tardi si sarebbe reso conto che la ragazza era morta. Quindi, secondo la versione fornita dal 33enne, Malayko sarebbe morta a causa di un forte colpo, forse un pugno, allo sterno. Cosa che cambierebbe l'accusa nei suoi confronti da omicidio volontario premeditato a omicidio preterintenzionale, cioè un delitto che è andato oltre l'intenzione di chi l'ha commesso.

Cosa non torna nella ricostruzione del 33enne

Questo racconto, però, presenta diversi punti in contrasto con quanto rinvenuto fino ad ora dai carabinieri di Mantova e del Ris di Parma. Innanzitutto, le tracce di sangue trovate su indumenti, lenzuola, testiera del letto, asciugamani e trolley fanno pensare a tutt'altro che un colpo al torace, che non avrebbe potuto provocare perdite ematiche così abbondanti.

Inoltre, sul corpo di Malayko (ritrovato solo l'1 febbraio) sono stati rinvenuti segni di percosse ricevute tra il volto e il collo, ancora una volta il colpo allo sterno non li spiega. Di fronte a queste obiezioni, però, Stratan sarebbe rimasto fedele alla sua ricostruzione. Per quanto riguarda l'occultamento di cadavere, invece, non ha fornito dettagli dicendo di non ricordarsi esattamente quanto accaduto dopo.

La confessione di Stratan rimane, dunque, un passaggio importante della vicenda sebbene gli investigatori non avessero mai avuto dubbi circa la sua colpevolezza. Ora le investigazioni proseguiranno soprattutto per valutare i fatti in relazione alla versione fornita da Stratan, cercando riscontri o smentite dai futuri accertamenti.

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