Due cognate litigano per motivi di vicinato, intervengono i mariti e scoppia la rissa: fratelli in tribunale
Erano anni che due cognate, costrette a vivere una sopra l'altra, continuavano a bisticciare per un motivo o per l'altro. Un giorno si sono incrociate sotto al palazzo e hanno iniziato, come sempre, a mandarsi frecciate, fino a quando non sono intervenuti i due mariti. A quel punto la situazione è degenerata e ora i due fratelli, accompagnati dalle rispettive moglie, si sono trovati in tribunale uno contro l'altro.
Dalle liti fra cognate alla rissa fra fratelli
L'episodio risale al 14 maggio 2020 ed è avvenuto a Porto Valtravaglia, in provincia di Varese. Due cognate si incontrano nel portone del palazzo, dove entrambe abitano, e iniziano a litigare. Intervengono i due mariti che, dopo poco, arrivano alle mani. Quindi scatta la denuncia per minacce, lesioni e percosse.
"Lui mi ha messo le mani addosso e mi ha minacciato di morte, tre volte, brandendo il manico di un piccone", accusa – secondo quanto riporta il giornale locale La Prealpina – in tribunale uno dei due fratelli. Sua moglie poi è caduta a terra e si è fratturata un polso e, secondo i due, è stato il cognato a spingerla.
"Non ho aggredito mio fratello, né mia cognata. Sono sceso di scatto perché loro insultavano mia moglie, ma non li ho toccati", si difende l'altro fratello.
La lite in famiglia finisce in tribunale
Il Pubblico Ministero ha interrogato entrambe le parti e ha capito che parole grosse sono volate da entrambi i lati, per questo ha deciso di stralciare l'accusa per minacce e concentrarsi unicamente sulle percosse. L'imputato, un 63enne, è quindi stato condannato a un anno e un mese di reclusione e al risarcimento danni nei conforti della cognata di 500 euro.
E l'impressione, visti i rapporti fra le due famiglie, è che la condanna risarcitoria sia quella che dia più fastidio.