“Dovevo tenerla mentre Silvia la strangolava, ma mamma si agitava”: Paola Zani racconta l’omicidio di Laura Ziliani
Anche Paola Zani, insieme alla sorella maggiore Silvia e al fidanzato Mirto Milani, nei diversi interrogatori ha spiegato ai magistrati come ha ucciso la madre Laura Ziliani, morta strangolata nel maggio del 2022 dopo essere stata stordita da un dolce alle benzodiazepine nella sua casa di Temù (Brescia). Un piano criminale, lungamente meditato, che lo scorso 7 dicembre ha condotto tutti e tre alla condanna per ergastolo.
Il "trio criminale" e il movente del delitto
"L'idea dell'omicidio è venuta prima a Silvia e Mirto. Si chiudevano in camera, facevano cose strane con delle attrezzature da chimico", ha raccontato la 21enne agli inquirenti. "Mi hanno messa al corrente del progetto solo a fine 2020. All'inizio non volevo partecipare, piuttosto preferivo morire io. Poi ho deciso di collaborare".
Il movente, sempre sbandierato dal cosiddetto "trio criminale" e completamente privo di riscontri, sarebbe stato quello di tutelarsi dai continui tentativi di avvelenamento di Laura Ziliani."Forse voleva liberarsi di noi per motivi economici, avevamo tutte le case cointestate… non ha mai parlato della nostra nascita come una gioia". E ancora. "Avevamo pensato che la mamma volesse ucciderci…e che ucciderla e non far sapere a nessuno la verità sarebbe stato il male minore per tutti, in particolare per nostra sorella Lucia".
I tentativi di avvelenamento
Così iniziano i tentativi di avvelenamento della donna, quelli veri. Prima la siringa di antigelo nella tisana e nel vino rosso della madre, poi i semi di ricino nella fetta di torta e i muffin imbottiti di psicofarmaci. "Silvia e Mirto avevano pensato di inscenare il fatto che lei volesse ucciderli e che si fosse avvelenata da sola, accidentalmente, però le benzodiazepine l'avevano solo intontita". Ma già da tempo i tre accarezzavano l'idea di strangolare Laura Ziliani. "Avevamo scavato una buca in un posto scelto da Mirto e Silvia dopo una passeggiata perché era sperduto e difficile da raggiungere".
Idea poi accantonata, dal momento che "bisognava scendere 200-300 metri nel bosco, di notte, con il corpo, e c'era il rischio di farsi male". Mirto, in questa circostanza, è il primo a tirarsi indietro. "Silvia si era arrabbiata con lui per il suo tentennamento", spiega Paola Zani, "ma comunque poi loro due avevano deciso di riprovarci", scavando buche in prossimità della pista ciclabile lungo il fiume Oglio. La seconda sarà quella effettivamente utilizzata per sotterrare il corpo della madre.
L'omicidio di Laura Ziliani
I tre entrano in azione la sera del 7 maggio. La famiglia si è riunita per celebrare la Festa della Mamma. "Avevamo indossato maglie a maniche lunghe e pantaloni per non farci graffiare, una cuffia da piscina aderente, doppio paio di guanti in lattice. Il tutto per non lasciare tracce". Poi ricostruisce la dinamica dell'omicidio:
Mia sorella entra per prima, circa un minuto prima di me. La luce era spenta, Silvia in piedi. Insieme ci siamo avventate su mamma. Avevamo già deciso di agire di sorpresa. Io dovevo tenerla ferma e lei strangolarla. Ma mamma si agitava, tanto che a un certo punto ho pensato mi avesse rotto un dito. Ricordo di essere stata su di lei tanto tempo, aveva degli spasmi… mi è sembrato eterno. Il mio unico pensiero era che morisse presto, avevamo scelto quel sistema perché pensavamo fosse indolore. A un certo punto sono uscita dalla stanza perché stavo male, Mirto mi ha tranquillizzata.
Abbiamo spogliato mamma perché non volevamo fosse trovata in pigiama, avrebbero subito pensato che era morta di notte. L'abbiamo avvolta in una pellicola trasparente e portata in cantina, con Mirto abbiamo preparato la miscela di cemento in secchi. Poi mettiamo i teli nel baule e carichiamo mamma in auto. Il tragitto era pensato per evitare le telecamere, e ci siamo messi dei sacchi neri ai piedi per non lasciare tracce. Abbiamo messo il corpo nella buca e l'abbiamo coperto con la miscela di cemento.
La finta scomparsa e gli appelli in tv
Mirto Milani e le sorelle Zani hanno preparato anche cosa dire agli inquirenti, ai vicini di casa, ai parenti. "Avevamo già pensato di dichiarare che era andata a fare una passeggiata e poi non era più tornata a casa. Abbiamo preso dei vestiti che avrebbe potuto indossare nell'escursione e li abbiamo bruciati". Hanno studiato le reazioni da tenere in pubblico, con Mirto che fa da regista dietro le quinte. "Mirto ci aveva detto come comportarci. Dovevamo dimostrare rabbia, allontanamento rispetto all'accusa e piangere di più. Dovete sembrare più disperate, diceva".
Davanti alle telecamere, le ragazze fanno appelli accorati per ritrovare la madre scomparsa nel nulla. Per Paola Zani, quelle non sono mai state bugie. "Da un certo punto di vista ero genuina perché da quando abbiamo iniziato a dire menzogne è come se si fossero create due realtà. E sempre più, nel tempo, andavamo reprimendo la parte che sapeva la verità".
Il triangolo amoroso
"Una lucida follia", così Paola Zani descrive oggi tutto ciò che l'ha portata a uccidere la madre a mani nude. Un proposito delittuoso progettato e consumato all'interno di un rapporto simbiotico tra i tre. "Mirto era venuto a vivere da noi durante il lockdown, nella primavera del 2020, e dopo qualche tempo mi aveva confessato di essere innamorato anche di me". La sorella Silvia si dice d'accordo a costruire "una relazione parallela", a detta di Paola Zani unicamente romantica e non sessuale. "Ci facevamo solo le coccole, nessun rapporto tra noi".
Tutto finisce quando gli inquirenti iniziano a sospettare di loro, fino alla prima confessione di Mirto Milani. "Adesso non so dire cosa ci sia preso, parlavamo di mamma come un mostro. L'avevamo disumanizzata perché non potevamo sopportare l'idea di uccidere nostra madre. Forse è stato Mirto a indurci a farlo, lui c'era in tutti gli episodi…ho ancora un retropensiero. Onestamente non so neanche se c'è mai stato un mostro o ci siamo semplicemente bevuti il cervello e inventati tutto".