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Sinisa Mihajlovic morto a 53 anni di leucemia

Dove abitava Sinisa Mihajlovic quando viveva a Milano e giocava nell’Inter di Mancini

L’ex calciatore e allenatore Sinisa Mihajlovic è morto a causa di una forma acuta di leucemia. Quando era all’Inter di Roberto Mancini, tra il 2004 e il 2008, abitava in un appartamento da un milione di euro in zona San Siro. Una delle tante case che ha avuto e per la quale è finito anche in Tribunale.
A cura di Enrico Spaccini
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Durante la sua carriera da calciatore Siniša Mihajlović ha vestito diverse maglie e dovunque è andato ha sempre lasciato una parte di sé. A Roma, negli anni in cui indossava la maglia biancoceleste della Lazio è diventato una leggenda del calcio italiano, ma è nell'Inter che ha compiuto quel passo in più che lo ha portato a intraprendere il percorso da allenatore.

Negli anni trascorsi a Milano da calciatore, dal 2004 al 2006, aveva deciso di vivere in un appartamento proprio in zona San Siro, dal valore superiore al milione di euro, a pochi metri dal Meazza: lo stadio che ha visto di quel difensore le punizioni e l'apprendere i segreti del mestiere dall'amico Roberto Mancini per altri due anni.

Mihajlović oggi, venerdì 16 dicembre, è morto. Anni fa aveva contratto una forma di leucemia mieloide acuta, per la quale si è sottoposto a diversi cicli di cura. È rimasto in campo, o meglio sulla panchina, tutto il tempo che ha potuto.

L'appartamento di Milano messo in vendita e la prima offerta di Davide Dendi

Era appena approdato su quella viola della Fiorentina, nell'estate del 2010, quando quell'appartamento milanese ha iniziato a dargli problemi. D'accordo con la moglie, Arianna Rapaccioni, il tecnico serbo aveva deciso di venderlo dato che non gli serviva più. Cinque anni più tardi sarebbe andato al Milan, ma allora non poteva immaginarlo.

Decise, allora di affidarsi all'agenzia immobiliare Pero 1 Sas, che riuscì a trovargli in poco tempo un acquirente: il re delle ristrutturazioni di lusso Davide Dendi che avanzò un'offerta di 1,5 milioni di euro. Mihajlović, tuttavia, sosteneva che il valore dell'immobile fosse ben più alto, così rifiutò.

La vendita senza mediazione

Un anno dopo, Dendi contattò direttamente Rapaccioni, la moglie del mister, riuscendo infine ad acquistare quell'appartamento a 1,29 milioni di euro, quindi a una cifra inferiore alla prima offerta. L'affare si concluse anche grazie a un procuratore, che non era la Pero 1 Sas la quale, però, inviò ad acquirente e venditore un'ingiunzione di pagamento da 31.218 euro.

I legali di Mihajlović impugnarono il decreto sostenendo di non dovere nulla agli agenti immobiliari e che, nel caso qualcuno avesse dovuto pagare, quello era Dendi. Il re delle ristrutturazioni fece la stessa cosa chiedendo "la condanna dei coniugi Mihajlović-Rapaccioni".

In primo grado il Tribunale respinse le istanze dei due, con l'allenatore che nel frattempo aveva pagato la cifra. Nel 2019, però, la Corte d'Appello ribaltò la sentenza: "Il diritto alla provvigione sorge in capo al mediatore quando l'affare è effettivamente concluso per effetto del suo intervento", quadro che non rispecchiava quello andato in porto tra Mihajlovic e Dendi.

Alla fine, a metterci una pietra sopra ci ha pensato la Cassazione dando ancora una volta ragione all'allenatore che nel frattempo si era accasato a Bologna. L'ultima panchina che ha dovuto lasciare prima della fine del contratto.

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