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Dottoressa scala l’Himalaya per andare a trovare la ragazza che aveva salvato da bambina

L’impresa della pneumologa brianzola Annalisa Fioretti, 46 anni: attraversare l’altopiano del Deosai in Pakistan, il secondo più elevato al mondo, affrontando pericoli di ogni genere e temperature che crollano anche a 30 gradi sotto zero. Tutto per rincontrare Sakina, l’ex bambina a cui dieci anni prima aveva salvato la vita grazie a un intervento al cuore.
A cura di Francesca Del Boca
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"Ho atteso dieci anni esatti, a volte pensando che Sakina non l'avrei più rivista. E invece siamo qui, io e la bimba blu dell'Himalaya".

A parlare è Annalisa Fioretti, 46 anni, dottoressa pneumologa di Carugate (Monza e Brianza). La bimba blu dell'Himalaya, invece, è l'ex bambina che proprio dieci anni fa arrivò in Italia per essere operata e superare una grave cardiopatia, il tutto grazie a una raccolta fondi lanciata dalla dottoressa Fioretti in persona.

L'incontro tra la bambina e la dottoressa che le ha salvato la vita dopo dieci anni

Oggi le due tornano a guardarsi negli occhi. E per poterlo fare la dottoressa ha attraversato l’altopiano del Deosai in Pakistan, il secondo più elevato al mondo, affrontando a viso aperto tormente di neve, pericoli di ogni genere e temperature che di notte arrivano a toccare anche i 30 gradi sotto zero.

Una vera e propria spedizione, composta dalla dottoressa e da altri cinque alpinisti, partita il primo aprile di quest'anno e terminata un paio di settimane dopo. "La bimba blu dell'Himalaya, come è stata soprannominata anni fa quando feci partire una richiesta di aiuto per farla operare al cuore, vuole studiare, diventare ingegnere…", racconta Annalisa Fioretti in un lungo post su Facebook.

"Quante persone sfioriamo nelle correnti della nostra esistenza, di quanti banchi di pesci facciamo parte e poi inspiegabilmente abbandoniamo per unirci ad altri pesci a corrente diversa, alcuni incontri restano attimi effimeri delle nostre vite. E invece adesso siamo qui insieme".

La spedizione della dottoressa sull'Himalaya

Una settimana armati di pesantissime attrezzature, sci, slitte. E ancora temperature proibitive, animali selvatici, ripide salite e discese. Tutto per rincontrare Sakina. "È stata un’esperienza pazzesca, completamente diversa dalle salite alpinistiche sulle grandi montagne effettuate in passato", le parole della dottoressa.

"E’ stata una novità ed è stata molto più dura del previsto. Pensavo a un altopiano piatto e pieno di neve, invece quotidiani saliscendi e il brutto tempo hanno rallentato moltissimo la nostra marcia".

Ma la motivazione ha spinto in avanti cuore e gambe. "Quante cose vorrei dirle, quante domande da fare", pensa quando se la ritrova davanti. "Sorrisi.. tanti, Emozioni.. indescrivibili, sguardi fugaci e nuovi sorrisi". Fino al momento di salutarsi ancora, e tornare a casa in Brianza.

Ma il loro, forse, non è un addio. "Lì la luce dura poco nelle case, e poi si spegne. Un'amica di Sakina mi chiede se posso fare qualcosa, se posso far sì che possano studiare senza l'ansia di restare al buio", la conclusione. "È una richiesta importante… prometto che ci ragionerò su, ma ho già qualche idea. Vedremo!".

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