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Dopo i video sui social, in metro a Milano spuntano i manifesti con i volti delle presunte borseggiatrici

Dopo le polemiche sui video delle presunte borseggiatrici diffusi sui social, spuntano anche foto segnaletiche attaccate abusivamente sui cestini fuori dalle stazioni della metro di Milano.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Attenzione. Si segnala la presenza di donne borseggiatrici": è quanto scritto in un volantino attaccato su un cestino della immondizia fuori dalla stazione della metropolitana lilla della linea M5 Gerusalemme a Milano. Non solo parole, ma anche una fotografia che – secondo l'autore – dovrebbe aiutare a identificare la presunta delinquente. Questo è uno delle tante azioni, l limite della legalità, che – sulla falsa riga di quanto aveva proposto diverso tempo fa il parlamentare Riccardo De Corato – alcuni gruppi di cittadini hanno deciso di portare avanti nei confronti di queste donne.

I video delle borseggiatrici riprese il metropolitana

E infatti, solo alcune settimane fa, ha sollevato diverse polemiche la pratica – portata avanti da alcune pagine Instagram – di riprendere alcuni volti di presunte borseggiatrici in cui le si accusa di aver commesso furti. Nei mesi scorsi, addirittura, gruppi di cittadini si sono organizzati sui social e si sarebbero dati appuntamento in alcune stazioni della metropolitana, armati di cellulari e megafoni, per individuare queste ragazze e – a parer loro – indicare ai presenti un pericolo che però è solo presunto.

Alcuni cittadini hanno contestato questa prassi

Fortunatamente tanti altri cittadini hanno voluto far presente che questa attività è ai limiti della civiltà, oltre che della legalità. Tra coloro che hanno posto l'attenzione sul tema, è stata la consigliera comunale del Partito democratico Monica Romano. In un'intervista rilasciata a Fanpage.it, per esempio, aveva spiegato che – per quanto condannasse chiunque commetti un reato – riteneva pericoloso questa prassi perché promuove l'idea di doversi e potersi fare, lì dove si credi che manchi tutela, giustizia da sé.

Mentre l’avvocato Mauro Festa, dello studio LegalFor esperto sul tema privacy, aveva spiegato sempre a Fanpage.it che anche questa pratica potrebbe essere un reato, sopratutto per quanto riguarda la diffusione del video sui social.

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