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Dopo 50 anni in 4 a processo per Cristina Mazzotti, la prima donna rapita e uccisa dalla ‘ndrangheta al Nord

Dopo 50 anni dalla morte di Cristina Mazzotti, la prima donna rapita e uccisa dalla ‘ndrangheta nel Nord Italia, è stato aperto un nuovo processo dove ci sono 4 imputati che sono stati rinviati a giudizio.
A cura di Ilaria Quattrone
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Dopo cinquant'anni dalla morte di Cristina Mazzotti, la prima donna rapita e uccisa dalla ‘ndrangheta nel Nord Italia, ci sarà un altro processo dove saranno imputate quattro persone. La studentessa di 18 anni, residente a Eupilio (Como), è stata sequestrata durante la sua festa di maturità avvenuta il primo luglio 1975.

Rinviate quattro persone a giudizio

La giudice dell'udienza preliminare di Milano, Angela Minerva, ha deciso di rinviare a giudizio Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò, Antonio Talia e Giuseppe Morabito: tutti e quattro sono accusati di sequestro e omicidio. L'inizio del dibattimento è previsto per il 24 settembre 2024 e avverrà davanti alla Corte d'Assise di Como. Il fratello e il sorella della 18enne sono parti civili.

Il rapimento di Cristina Mazzotti

La giovane, infatti, è stata rapita mentre rientrava nella villa di famiglia. Il giorno successivo, al padre – che era un imprenditore di cereali – sono stati chiesti cinque miliardi di lire di riscatto. Dopo solo un mese, l'uomo è riuscito a mettere da parte un miliardo e cinquanta milioni che ha lasciato in un appartamento di Appiano Gentile.

La ragazza però è stata uccisa durante la detenzione a Castelletto Ticino. E infatti, a due mesi dalla sparizione, è stato indicato ai carabinieri di scavare in un discarica di Galliate, in provincia di Novara, dove è stato trovato il cadavere.

Le indagini sono state riaperte dopo 48 anni grazie al libro "I soldi della P2" scritto dall'avvocato Fabio Repici – che assiste il fratello di Cristina Mazzotti – e ad Antonella Beccaria e Mario Vaudano. La Procura ha avviato il caso proprio grazie alla documentazione che è stata utilizzata per la realizzazione del libro.

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