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Donna trans picchiata dai vigili a Milano, la Polizia locale si difende: “Autorizzati a intervenire”

Gli agenti hanno detto di essere intervenuti “quando si sono accorti che la centrale faticava a trovare pattuglie in ausilio per dare una mano al collega in difficoltà”. Sono accusati di avere agito senza avere informato la centrale operativa, che non li avrebbe autorizzati.
A cura di Sara Tirrito
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La polizia locale immobilizza una donna a Milano, sferrandole manganellate al fianco e alla testa
La polizia locale immobilizza una donna a Milano, sferrandole manganellate al fianco e alla testa

Due dei quattro vigili urbani coinvolti nell'aggressione di una donna trans al parco Trotter di Milano lo scorso 24 maggio sono stati ascoltati in commissione disciplinare dal Comune di Milano.

Si tratta dell'agente che ha preso la donna a colpi di manganellate alla testa e del collega che le ha spruzzato lo spray urticante in volto. Hanno spiegato la loro versione dei fatti e si sono difesi dicendo di essere intervenuti "Quando si sono accorti che la centrale faticava a trovare pattuglie in ausilio, per dare una mano al collega in difficoltà".

Sui loro comportamenti, la Procura sta ancora indagando per lesioni aggravate dall'abuso della funzione pubblica.

La Polizia locale ascoltata in Commissione disciplinare in Comune

A entrambi gli agenti è contestato di essere intervenuti senza il permesso della centrale operativa, che non sarebbe nemmeno stata informata della loro iniziativa. Ad accompagnarli in commissione disciplinare, oltre che il loro avvocato, c'era una delegazione del Sindacato unitario dei lavoratori della Polizia locale di Milano.

Secondo quanto raccontato in Comune, gli agenti erano in servizio in un'altra attività alla stazione Centrale di Milano. "Quando si sono accorti – ha spiegato il segretario Sulpm Daniele Vicini – che la centrale faticava a trovare pattuglie in ausilio, sono partiti per dare una mano al collega in difficoltà". Secondo quanto ricostruito in commissione disciplinare, i due avrebbero agito "dopo avere avuto l'assenso del funzionario di polizia che stava coordinando il servizio in stazione".

Ora le comunicazioni scambiate sui canali radio e per telefono tra gli agenti saranno messe agli atti. In commissione disciplinare si sono difesi dalle accuse di aver tenuto un comportamento "gravemente scorretto" e di aver causato "danno al decoro del Corpo e all'immagine dell'amministrazione comunale". Ma se venissero confermate le accuse, i vigili rischierebbero il licenziamento.

L'aggressione di Bruna al parco Trotter

I fatti sono avvenuti il 24 maggio scorso nell'area verde del Parco Trotter in via Giacosa, a Milano nei pressi dell'Università Bocconi. Secondo quanto dichiarato dagli agenti, la donna aggredita, transgender e di nome Bruna, avrebbe finto di sentirsi male, sarebbe stata in condizioni "alterate" e quando la polizia locale ha cercato di avvicinarla avrebbe dato un calcio alla portiera e sarebbe scappata.

I vigili a quel punto l'avrebbero inseguita fino a via Sarfatti, dove l'avrebbero fermata. In un video amatoriale girato dal balcone di un appartamento in via Castelbarco, si vedono i quattro agenti colpire Bruna con spinte, calci, spray al peperoncino e violente manganellate alla testa. Tra le accuse di cui i due ghisa devono rispondere ci sono proprio i colpi alla testa, che ssarebbero vietati dagli insegnamenti dei "corsi di tecniche operative".

In un primo momento, l'assessore alla sicurezza del comune di Milano, Marco Granelli, aveva dichiarato che "gli agenti, che erano in servizio, come ogni mattina, alle scuole del Parco Trotter, hanno ricevuto una richiesta di aiuto da alcuni genitori perché una persona mostrava atteggiamenti molesti nei confronti dei presenti". La Procura però ha smentito che la donna fosse stata segnalata perché importunava i bambini fuori da scuola.

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