Donna morta precipitando per 30 metri in Valtellina: si indaga sull’imbracatura della zip-line
Procedono le indagini per fare luce sulla tragedia che si è verificata il 5 maggio scorso a Bema (Sondrio), dove una donna ha perso la vita precipitando per 30 metri nel vuoto davanti agli occhi dei due nipoti che erano con lei: Ghizlane Mouthair, 41 anni, si trovava sull’impianto Fly Emotion che consente di sorvolare la Valle del Bitto planando in aerofune.
Le indagini della Procura
Il procuratore di Sondrio Piero Basilone ha così recentemente conferito l’incarico ai periti Paolo Pennacchi, professore del Politecnico di Milano e l’ingegnere Marco Leati, oggi all'opera per il primo sopralluogo sul posto: sotto la lente dei professionisti ci saranno l'imbracatura, a cui la donna ha tentato disperatamente di aggrapparsi mentre scivolava nel bosco sottostante, e le caratteristiche strutturali dell'impianto.
Solo così sarà possibile definire le eventuali responsabilità dei cinque indagati: la misura è stata notificata all'amministratore delegato della società titolare dell'attrazione e al responsabile dello stabilimento, oltre che ai tre dipendenti presenti il giorno della tragedia: i due addetti delle operazioni propedeutiche al volo, con la vestizione di sicurezza, e il dipendente che ha dato il via libera alla partenza. L'ipotesi di reato è omicidio colposo.
Le ipotesi degli investigatori
Per il momento, sul campo, non ci sono quindi che ipotesi. La prima, è proprio un errore nell'aggancio dell'imbracatura, composta da due corde e da un sostegno pieno per il tronco e collegata con due moschettoni al carrello di scorrimento: alcuni testimoni oculari avrebbero infatti raccontato di aver visto la donna scendere lungo il tirante di ferro in posizione eretta, anziché prona. La seconda pista al vaglio degli investigatori è che le cinghie di sicurezza possano essersi rotte. La struttura Fly Emotion, nel frattempo, è stata posta sotto sequestro.