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Donna incinta di 7 mesi muore per una patologia non riconosciuta: assolti 3 medici della clinica Mangiagalli

Sono stati assolti i tre medici della clinica Mangiagalli di Milano accusati di omicidio colposo in concorso per la morte di una 47enne. La paziente, incinta al settimo mese, era deceduta nel gennaio del 2020 per una patologia non riconosciuta.
A cura di Enrico Spaccini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Il Tribunale di Milano ha assolto in primo grado, con la formula "perché il fatto non sussiste”, i tre medici della clinica Mangiagalli finiti a processo con l'accusa di omicidio colposo in concorso per la morte di una 47enne incinta al settimo mese. La donna era deceduta nel gennaio del 2020 per una "dissezione aortica". Secondo i giudici dell'ottava sezione penale, che hanno accolto la ricostruzione della difesa, non sarebbe stato possibile diagnosticare in tempo la patologia alla paziente.

La morte della 47enne e l'accusa nei confronti dei tre medici

Era la notte del 4 gennaio quando la 47enne, non cardiopatica e incinta al settimo mese con procreazione assistita, ha iniziato a sentirsi male. Arrivata alla clinica Mangiagalli di Milano, il medico internista le ha diagnosticato un quadro di "scompenso cardiaco, con insufficienza valvolare aortica, di nuova insorgenza".

Stando a quanto sostenuto dalla pm Letizia Mocciaro, di fronte a quelle diagnosi i tre professionisti finiti sotto accusa avrebbero omesso di eseguire una serie di “accertamenti che avrebbero potuto condurre alla diagnosi” e quindi a un “trattamento terapeutico adeguato” che “le avrebbe evitato il decesso con una probabilità del 70 per cento”. Un atteggiamento ritenuto dall'accusa "attendista", che avrebbe portato al malore improvviso del 5 gennaio e la conseguente morte della 47enne.

L'assoluzione "perché il fatto non sussiste"

La Procura aveva chiesto per i tre medici, accusati in concorso di omicidio colposo, una condanna a 6 mesi ciascuno. Il padre della bambina, che si è salvata grazie a un cesareo d'urgenza, si era costituito parte civile.

Per i giudici del Tribunale di Milano, però, i medici non avrebbero avuto alcuna responsabilità nella tragedia. È stata, dunque, accolta la posizione della difesa secondo la quale non era possibile diagnosticare la patologia alla donna. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 90 giorni.

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