Domestico ucciso nella villa a Milano, la compagna: “Ci saremmo sposati tra sei mesi”

Angelito Acob Manansala, il domestico di origine filippina trovato morto strangolato nella villa di via Randaccio, vicino all'Arco della Pace, a Milano, avrebbe dovuto sposarsi tra sei mesi nelle Filippine con la compagna Laurelia Arriola, insieme alla quale conviveva da sei anni nel capoluogo lombardo. Il 61enne, però, è stato ucciso mentre lavorava come governante nella casa di un uomo israeliano. Per l'omicidio, avvenuto nella mattina di domenica 20 aprile, la Polizia ha arrestato Dawda Bandeh un 28enne residente a Bulgarograsso, in provincia di Como.
"Eravamo d'accordo che alla fine della messa saremmo andati al ristorante – ha raccontato Arriola ai microfoni del TgR – ma alle 11, finita la messa, ho continuato a telefonare e non mi ha mai risposto". Nel frattempo il console generale delle Filippine ha espresso le sue condoglianze alla famiglia, a cui ha assicurato massimo impegno per il rientro in patria della salma.
Stando alle prime ricostruzioni dell'accaduto, pare che il 28enne si sia intrufolato nella villa domenica mattina, approfittando dell'uscita di Manansala che si era allontanato per portare a spasso i cani. Di ritorno dalla passeggiata, però, il ladro sarebbe stato sorpreso dal domestico e, temendo che l'inserviente potesse allertare i vicini o chiamare la forze dell'ordine, lo avrebbe afferrato per il collo fino a strangolarlo. A quel punto, nonostante la presenza del cadavere, Bandeh si sarebbe trattenuto nella villa per tutto il gorno, fino al rientro del proprietario di casa attorno alle 18:00.
Rincasato da una vacanza, il proprietario della villa si è trovato faccia a faccia con il ladro che rovistava nei cassetti e con il cadavere del domestico steso a terra. Istintivamente ha richiuso la porta, intrappolando l'intruso all'interno, e ha chiamato la Polizia. Quando gli agenti hanno fatto irruzione nella villa, il 28enne li ha aggrediti e loro hanno utilizzato un taser per immobilizzarlo.
Come si è scoperto da ulteriori approfondimenti, domenica mattina, quando Dawda Bandeh è entrato nella villa di via Randaccio, era appena uscito dalla caserma dei Carabinieri di via Vincenzo Monti, dove era stato rimesso in libertà dopo una denuncia per violazione di domicilio. Poche ore prima, infatti, i militari lo avevano portato via da un appartamento in via Melchiorre Gioia, dopo che il proprietario di casa aveva chiamato le forze dell'ordine perché lo aveva trovato sul suo balcone. Non avendo rubato nulla, però, il 28enne era stato denunciato e rimesso in libertà. Un episodio simile si era verificato anche qualche giorno prima, quando il proprietario di una casa in Porta Romana ha segnalato di esserselo trovato sul suo balcone, da dove ha sottratto alcuni oggetti. Anche in quel caso Bandeh era stato denunciato per furto e rilasciato.