Domestico ucciso nella villa a Milano: il pm chiede la perizia psichiatrica sul presunto omicida

Il pm di Milano Andrea Zanoncelli ha intenzione di chiedere che venga effettuata una perizia psichiatrica su Dawda Bandeh, il 28enne che la sera di Pasqua, il 20 aprile, è stato fermato con l'accusa di essersi intrufolato in una villa di via Randaccio, a Milano, e di aver ucciso Angelino Acob Manansali, il collaboratore domestico.
Durante l'interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari, Bandeh aveva ammesso di aver fatto incursione nell'appartamento la mattina, di aver fatto colazione, di essersi lavato e di aver dormito all'interno della casa, approfittando dell'assenza dei proprietari che si trovavano in vacanza. Non ha fatto cenno, però, all'uccisione del domestico: in un primo momento il 28enne ha spiegato di aver visto solo "una pianta a terra", "pezzi di una scopa rotta", "ma non la persona morta". Secondo i suoi racconti, avrebbe visto il corpo già a terra solo in un secondo momento, cosa che lo avrebbe lasciato "molto disorientato". In generale, Bandeh ha detto di non sapere che cosa sia successo, che quelli erano "giorni confusi" perché "pioveva" e "faceva freddo".
Secondo gli investigatori, però, le cose sarebbero andate diversamente: sarebbe stato infatti proprio il 28enne, ora agli arresti domiciliari, a uccidere il domestico con il quale si era ritrovato faccia a faccia e che lo aveva sorpreso a rubare nella villa. L'autopsia disposta negli scorsi giorni dalla Procura ha confermato i sospetti emersi nei primi accertamenti: Manansali è stato strangolato e, come suggerirebbero alcune ferite sul collo, sarebbe anche stato colpito con un manico di scopa che si è poi spezzato.
Sempre secondo le prime ricostruzioni, dopo l'aggressione Bandeh sarebbe rimasto nella villa con il cadavere per quasi 10 ore, prima di essere sorpreso dal proprietario di casa che, tornando dalle vacanze, lo ha trovato nel suo appartamento e l'ha fatto arrestare.