Domestico ucciso a Milano, il 28enne arrestato per l’omicidio: “L’ho visto a terra ed era già morto”

Ha raccontato di essere entrato nella villa di via Randaccio, a Milano, di aver "mangiato", di aver fatto "una doccia" e di "aver dormito", ma anche di essersi cambiato i pantaloni indossandone un paio trovati nell'armadio dell'appartamento. Ma non ha mai ammesso di aver ucciso Angelito Acob Manansala, il 61enne che lavorava come domestico e trovato morto nella casa. Non si fa mai menzione dell'omicidio nei racconti che il 28enne Dawda Bandeh ha fatto al gip durante l'interrogatorio, fatto dopo essere stato sorpreso mentre rovistava nei cassetti della villa affianco al cadavere dell'inserviente.
Secondo l'ipotesi investigativa più accreditata, però, sarebbe stato lui a uccidere Manansali la mattina della domenica di Pasqua, il 20 aprile. Prima di tutto il 28enne si sarebbe intrufolato nella villa approfittando dell'allontanamento del domestico, uscito per portare a spasso i cani. Avrebbe quindi cominciato a rovistare in giro fino a quando si sarebbe ritrovato faccia a faccia con il collaboratore, tornato dalla passeggiata. A quel punto lo avrebbe strangolato per evitare che lui potesse dare l'allarme e poi sarebbe rimasto nella villa tutto il giorno, per circa 10 ore, fino alle 18:00, l'ora del rientro del proprietario di casa che, appena rincasato da una vacanza, lo ha sorpreso nella sua abitazione e lo ha fatto arrestare.
Nei racconti di Bandeh, però, quelle ore trascorse nell'appartamento sono del tutto diverse. Il 28enne infatti ha raccontato di essersi addormentato nella villa e di aver fatto "il giro della casa" al suo risveglio. Durante la sua perlustrazione avrebbe visto un uomo riverso a terra e per lo spavento avrebbe deciso di uscire ritrovandosi davanti la Polizia che lo ha immobilizzato con il taser. Il 28enne ha anche aggiunto che in un primo momento aveva "visto una pianta a terra", "pezzi di una scopa rotta", "ma non la persona morta". In generale, Bandeh ha detto di non sapere che cosa sia successo, che quelli erano "giorni confusi" perché "pioveva" e "faceva freddo", condizioni tali da averlo spinto a entrare anche in "varie abitazioni" prima della villa.
Eppure il gip Domenico Santoro ritiene che a carico del 28enne ci siano "diversi indizi" di colpevolezza, tali da far ipotizzare che sia stato lui ad uccidere Manansali e che l'abbia fatto con una "lucida azione". Bandeh infatti si è tolto i jeans che aveva addosso e li ha messi via ripiegati per indossare un paio di pantaloni beige trovati in casa. Poi è uscito e rientrato nell'abitazione, da dove ha sottratto un portafoglio con 90 euro e 3mila dollari custoditi in un armadio. In considerazione di queste azioni, il giudice ha quindi convalidato il fermo e disposto la misura cautelare del carcere per il giovane, come richiesto dal pm Andrea Zanoncelli.