Omicidio Marta Di Nardo, Domenico Livrieri doveva essere in una Rems ma era libero perché non c’era posto
Domenico Livrieri, che ha ucciso e fatto a pezzi la vicina di casa Marta Di Nardo lo scorso 4 ottobre, doveva essere recluso in una Rems, una residenza psichiatrica giudiziaria, a seguito di una condanna per violenza sessuale e sequestro di persona. La misura era stata richiesta dal giudice nel 2012 vista la sua "pericolosità sociale", ma era rimasta ineseguita per "mancanza di disponibilità" nella struttura. Tradotto: non c'era spazio per lui.
Il gip, nel frattempo, ha convalidato il fermo disposto dal pm Leonardo Lesti, e stabilito che il 46enne debba rimanere in carcere a San Vittore per omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere, sorvegliato dai responsabili psichiatrici in attesa che venga disposta una nuova perizia sul suo stato di salute mentale. Per il momento, è considerato un soggetto “affetto da schizofrenia e con gravi patologie psichiatriche che lo rendono socialmente pericoloso e del tutto incapace di autodeterminarsi”.
Il vicino conferma il movente economico per l'omicidio di Marta Di Nardo
"Era una persona violenta. Lanciava dal balcone del quarto piano gli elettrodomestici e la cassa della musica. Se beccava qualcuno lo picchiava, metteva la musica a tutto volume anche la notte", una tra le testimonianze dei vicini dell'edificio Aler a due passi da viale Argonne alla trasmissione Rai Storie Italiane, a proposito di quell'inquilino che abitava nella scala C. Un uomo aggressivo, con precedenti alle spalle e una diagnosi di semi-infermità mentale. Livrieri frequentava in maniera discontinua il Cps, ed era sottoposto a una terapia farmacologica per le sue evidenti patologie psichiatriche. "Suo fratello si stava battendo per metterlo in una struttura privata. Un ragazzo così non poteva vivere da solo, è pericoloso per se stesso e per gli altri".
L'interrogatorio di Domenico Livrieri dopo l'arresto
Nell'interrogatorio di convalida del fermo, intanto, Livrieri ha ripetuto agli inquirenti quanto già dichiarato la notte dell'arresto, tra venerdì e sabato scorso. Ovvero di aver ucciso Marta Di Nardo il 4 ottobre con una coltellata alla gola, di averne nascosto il cadavere (prima sotto il letto e poi nel controsoffitto della cucina) e di averlo fatto per ragioni di carattere economico. "L'ho colpita con un coltello per poterle prendere il bancomat tutti i mesi", ha dichiarato durante l'interrogatorio. "Mi dispiace di averla assassinata, con Marta avevo un buon rapporto".