Distrutto il campo sperimentale di riso Tea nel Pavese: “Gesto criminale, bloccati anni di studi”
È stato distrutto nella notte il campo sperimentale di riso di Mezzana Bigli, nel Pavese. Alcune persone, ancora ignote, hanno manomesso le telecamere di sorveglianza, divelto la rete metallica di protezione e tagliato e sradicato le piantine che erano coltivate con le Tecniche di evoluzione assistita (Tea). Lo ha fatto sapere Regione Lombardia che aveva avviato con la professoressa Vittoria Brambilla la prima sperimentazione di questo tipo con l'Università degli Studi di Milano. "Un gesto criminale", ha dichiarato l'assessore regionale all'Agricoltura Alessandro Beduschi: "Pensando di distruggere un piccolo campo di 28 metri quadri, hanno bloccato anni di studi che finalmente potevano essere applicati in concreto. Verranno subito presentate le denunce del caso perché si possa fare chiarezza sull'accaduto".
Le Tea che si stavano sperimentando a Mezzana Bigli puntavano a ottenere un miglioramento genetico che permette di ottenere piante più resistenti alle malattie. In particolare, si stava testando la risposta del riso al fungo responsabile della malattia brusone. Queste tecniche permetterebbero di ridurre in modo significativo l'uso di pesticidi e fitofarmaci, razionalizzando anche il consumo dell'acqua per l'irrigazione.
La sperimentazione era stata avviata lo scorso 13 maggio in seguito a "uno sforzo politico importante", ha ricordato Beduschi, "unendo le migliori competenze scientifiche sulla materia". Per Maria Pia Abbracchio, pro rettrice vicaria della Statale di Milano, quello avvenuto nella notte tra giovedì 20 e venerdì 21 giugno è stato un "rigurgito di violenza oscurantista e antiscientifica" e un episodio che "causa un danno incalcolabile all'intera comunità scientifica".
Anche Elena Cattaneo, senatrice a vita e scienziata, a commentato quanto avvenuto a Mezzana Bigli descrivendolo come "un vile atto contro il progresso scientifico". Per la ricercatrice si è trattato di "un sabotaggio della ricerca che conferma come nel nostro Paese vi siano gruppi disposti a utilizzare metodi violenti pur di impedire ai ricercatori la possibilità di accrescere la conoscenza di tutti in ambiti che riguardano la nostra vita, il nostro cibo, il nostro futuro".