Disordini al Corvetto per la morte di Ramy Elgaml, Sala: “Siamo preoccupati, ma la destra non strumentalizzi”

Il sindaco di Milano Beppe Sala commenta per la prima volta gli episodi di guerriglia urbana che da giorni attraversano il quartiere Corvetto a seguito della morte del 17enne Ramy Elgaml. “È un quartiere delicato, ci stiamo lavorando”
A cura di Francesca Del Boca
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La rabbia del Corvetto. Il quartiere dell'estrema periferia sud-est di Milano che, dopo la morte del 17enne Ramy Elgaml durante un inseguimento con i carabinieri, da tre giorni è attraversata da continui episodi di guerriglia urbana tra rifiuti e scooter dati alle fiamme, vetrine ridotte in frantumi, autobus sfasciati e atti di vandalismo di ogni genere.

"Siamo consapevoli che il Corvetto è un quartiere delicato, ci stiamo lavorando", ha dichiarato oggi il sindaco Beppe Sala, che per la prima volta ha commentato i fatti avvenuti dopo il decesso del 17enne. "Siamo preoccupati, sì, ma allo stesso tempo sappiamo bene che certe situazioni fanno parte della più ampia complessità del mondo in cui viviamo. Con gli slogan non si va da nessuna parte".

Ma cosa sta succedendo? La maggioranza silenziosa che abita al Corvetto si sente abbandonati dallo Stato, dalle istituzioni locali, e ha deciso di far sentire la propria voce? "Anche se sul territorio è forte la presenza del terzo settore, rispetto a un tempo effettivamente mancano nel quartiere dei progetti e dei luoghi che coinvolgano, accolgano e contribuiscano a integrare le seconde e terze generazioni deluse", ha spiegato il primo cittadino.

E ancora. "Serve sicuramente più presenza nei quartieri, sì, ma da questo punto di vista abbiamo la coscienza a posto: con la polizia locale abbiamo fatto una grande opera di rinforzo, è evidente che si siano più vigili in giro. E quello che è successo non va comunque strumentalizzato come sta facendo la destra: Milano resta una città accogliente. A tal proposito, ho apprezzato molto le parole del padre di Ramy. Lo incontrerò presto a Palazzo Marino".

L'uomo si è infatti così recentemente espresso pubblicamente: "Mio figlio Ramy era più italiano che egiziano. E noi come famiglia ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l'Italia", le sue parole. "Abbiamo fiducia nella magistratura italiana, e non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti, e ringraziamo tutti per la loro vicinanza. Soprattutto gli italiani".

(Con Simone Giancristofaro)

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