Disabile costretta a pagarsi lo scuolabus da sola: Comune e Regione dovranno risarcirla
Il Comune di Milano e la Regione Lombardia dovranno risarcire le spese dello scuolabus alla famiglia di Beatrice Comi, una studentessa milanese di vent'anni con autismo e disabile al cento per cento. Il Tribunale ha riconosciuto che la ragazza è stata discriminata in quanto, date le sue condizioni di salute, non è stata agevolata per stare al pari dei coetanei. Comune e Regione dovranno farsi dunque carico delle spese per il trasporto scolastico, risarcendo la famiglia.
Gaetano De Luca, avvocato del Foro di Milano, esperto di tutela dei diritti delle persone con disabilità, che assiste la famiglia Comi, contattato telefonicamente da Fanpage.it ha spiegato che: "La via legale è stata quella di utilizzare uno strumento specifico, che è quello della tutela antidiscriminatoria delle persone con disabilità, introdotto con la legge n.67 del 2016. Abbiamo chiesto al Tribunale di Milano se la complessiva condotta posta in essere dal Comune potesse configuarare una discriminazione e, in quanto tale, vietata dalla legge. I giudici hanno confermato che Beatrice è stata discriminata, per non aver ricevuto un servizio di trasporto adeguato e gratuito".
Comune e Regione condannate a risarcire la famiglia Comi
Beatrice ha vent'anni e abita a Milano, insieme alla sua famiglia composta dai genitori e sua sorella. Frequenta il liceo artistico di Sesto San Giovanni e il fatto che lei sia residente a Milano non le ha permesso di usufruire del trasporto scolastico in maniera gratuita, in quanto il Comune non ha ritenuto possibile erogare il servizio. I genitori hanno dovuto pagare di tasca propria il mezzo per permetterle di raggiungere la scuola, rivolgendosi una cooperativa e spendendo in totale di circa 8 mila euro l'anno. Una spesa che hanno comunque deciso di sostenere nonostante i sacrifici che ha comportato, perché la figlia si trovava bene in quella scuola.
La richiesta fatta al Comune di Milano di poter accedere al servizio ha avuto esito negativo, la famiglia Comi ha ricevuto un elenco di cooperative di riferimento, con un solo rimborso per il primo anno. La questione è stata poi rimbalzata alla Regione Lombardia. Ciò è stato motivato dal fatto che la studentessa fosse residente, anche se di poco, al di fuori del territorio comunale. La vicenda è finita a processo, in primo grado la Corte ha dato ragione alla famiglia Comi, e il 23 dicembre scorso, la Corte d'Appello ha respinto il ricorso presentato da Comune e Regione, che dovranno rimborsare le spese della famiglia.