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Dipinge un prato con i girasoli sulla tomba della madre, ma il Comune la obbliga a cancellarlo

Un dipinto a colori accesi su una lapide del cimitero di Calvenzano (Bergamo), in memoria della mamma defunta. Ma il Comune ne ordina la rimozione immediata: “In contrasto con l’austerità e il decoro del luogo”. E i giudici del Tar danno ragione al sindaco.
A cura di Francesca Del Boca
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Un prato fiorito di coloratissimi girasoli e mazzi di calle bianche, i fiori preferiti della mamma defunta. Alle spalle un cielo azzurro terso, punteggiato dalle nuvole.

Non è piaciuto al Comune di Calvenzano (Bergamo) il ricordo fatto dipingere da una figlia sulla lapide della madre, Pierina Pavesi, scomparsa a 89 anni nel 2021. Al punto da ordinarne la rimozione immediata: "È inadeguata al contesto del cimitero".

Si aggiungono a ruota anche i giudici del Tar di Brescia, a cui la figlia si era rivolta per chiedere l'annullamento dell'ordinanza comunale e rispettare così le volontà della donna defunta: l'amministrazione ha ragione, il dipinto tombale non s'ha da fare. E va cancellato al più presto dalla lapide.

"In contrasto con l'austerità del cimitero"

L'ordinanza di rimozione del Comune si basa sull’articolo 43 del Regolamento di polizia mortuaria e cimiteriale comunale, che prevede in particolare che "le lampade votive, le decorazioni, gli abbellimenti e le iscrizioni da porre sulle lapidi non possono essere eseguite e poste in opera, se non dopo aver chiesto ed ottenuto il permesso".

Di identico avviso la sentenza del Tar: i giudici bresciani hanno ravvisato la legittimità dell’articolo del Regolamento che consente inoltre all’amministrazione di "far rimuovere le ornamentazioni anche provvisorie e temporanee in generale, ogni qualvolta le giudichi indecorose ed in contrasto con l’austerità del luogo".

La segnalazione dai cittadini

"A segnalarci la lapide appariscente sono stati alcuni cittadini che in passato avevano chiesto varianti, ma a cui erano state negate proprio per il principio di uniformità che salvaguardia il decoro del camposanto", è stato il commento del sindaco di Calvenzano Fabio Ferla.

"Troppo spesso si pensa che il proprio buon gusto sia sufficiente e faccia da norma”, ha concluso il primo cittadino. "Bastava che i familiari avessero presentato una domanda, e avremmo evitato di dover andare in tribunale".

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