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Dipendenti di musei pagati 5 euro l’ora: sotto amministratore giudiziario la cooperativa che fornisce personale

La Procura di Milano ha disposto il controllo giudiziario per la società Cooperativa Fema che fornisce personale per musei e teatri: i dipendenti avevano stipendi al di sotto della soglia di povertà.
A cura di Giorgia Venturini
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Non solo il mondo della moda e della vigilanza nel mirino della Procura di Milano che indaga su un possibile sfruttamento dei lavoratori. In questi giorni è finita sotto amministrazione giudiziaria la società Cooperativa Fema che fornisce personale per eventi e per i servizi museali. Nel dettaglio, l'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia – con l'aggiunta Alessandra Dolci e il pubblico ministero Paolo Storari – ha svelato stipendi al di sotto della soglia di povertà per i dipendenti della cooperativa: le retribuzioni all'ora era anche meno di 5 euro o quasi 6 euro e 50. Così la Procura ha deciso di disporre il controllo giudiziario in via d'urgenza con la contestuale nomina di un amministratore giudiziario da inserire all'interno della società Cooperativa Fema.

A essere accusato di caporalato è il presidente di Fema: secondo gli inquirenti avrebbe reclutato "manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento e approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori". La cooperativa conta 492 lavoratori. Tra i dipendenti, c'è anche una donna che agli inquirenti ha spiegato: "La mia retribuzione attuale non basterebbe per vivere", dato che "al mese percepisco all'incirca 600 euro netti" e "non riesco a capire, come sia possibile che uno Stato accetti che una retribuzione sia così bassa". La maggior parte delle persone sentire ha però detto che non potevano permettersi di lasciare il lavoro. La loro famiglia però andava avanti grazie agli stipendi di altri componenti della famiglia. Altri, come chi fa la "maschera" a teatro, ha spiegato che è costretto a fare anche altri lavori.

Nelle indagini della Procura erano finire anche altre due società, ovvero la Domina e la cooperativa SoCoMa. Queste però negli ultimi mesi hanno adeguato i propri stipendi e per questo nei loro confronti non è stato emesso nessun decreto.

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