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Covid 19

“Diecimila euro per farmi curare, se non rischio la vita non mi operano”, caos sanità a Lodi

O paghi o rischi di morire. Nessun accesso alle visite, se non prime o urgenti, e ritardi che arrivano a oltre un anno. Nella seconda parte dell’inchiesta riguardante lo stato di salute della sanità lodigiana, Fanpage.it riporta le voci di dipendenti, sindacalisti e pazienti dell’Asst Lodi in balìa di un sistema sanitario pubblico che soccombe sempre più alle logiche dei privati.
A cura di Filippo M. Capra
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I cittadini che vivono nel Lodigiano possono tirare un sospiro di sollievo solo per quanto riguarda una seconda ondata del contagio da Coronavirus che li sta sfiorando, a differenza della prima. Per il resto, a livello sanitario, restano ancora in balìa di scelte di cui non si capacitano. Nessuna possibilità di prenotare visite che non siano prime visite o urgenti. Calendari pieni fino al prossimo anno a causa di un organico, quello dell'Asst Lodi, che ha subìto un'emorragia grave alla quale i vertici non hanno saputo porre rimedio. Nella seconda parte dell'inchiesta di Fanpage.it (qui la prima), vengono analizzate tutte le criticità riscontrate dai cittadini lodigiani, da Codogno a Lodi, da Casale a Sant'Angelo, con le testimonianze di pazienti, sindacati e dipendenti dell'Asst.

Una paziente: Ho pagato più di diecimila euro per curarmi

Il caos parte inevitabilmente dalla prima ondata del contagio che ha investito l'area del Lodigiano. Con la chiusura degli ospedali tutte le visite non urgenti sono state rimandate a data da destinarsi. Tutti i cittadini che avevano appuntamento sono stati prontamente avvisati ma, come rivela una dipendente dell'Asst Lodi che ha chiesto di rimanere anonima, "non tutti sono stati nuovamente contattati per fissare una nuova data alle rispettive visite". Il problema si è ovviamente acutizzato con la seconda ondata del contagio da Covid, ma per tutta l'estate i cittadini sono rimasti in balìa dell'incertezza. A meno che non si fossero rivolti a strutture private, pagando dunque di tasca propria un servizio che dovrebbe essere garantito a spese zero (o quantomeno limitate) dal sistema sanitario regionale. Questo quanto successo a Enrica Orsi, che a Fanpage.it denuncia: "Ho speso più di diecimila euro tra sanità pubblica e privata per farmi curare", lamentando inoltre ritardi per un intervento: "Devo rischiare di crepare per farmi operare perché Regione Lombardia ha deciso così. Non è concepibile nel 2020″, tuona.

All'Asst di Lodi emorragia di dottori: 20 assunzioni contro 66 dipartite

Ma sono tante le persone nelle sue condizioni. Come ad esempio la madre di Elisabetta Robillo che "è sulla sedia a rotelle" e non ha potuto fare le visite, "come ecocolor doppler o ecocardiogramma", per oltre un anno. "Non sappiamo il quadro clinico di mamma", spiega Elisabetta a Fanpage.it, "e speriamo non abbia delle ricadute perché non sapremmo come fare, altrimenti", aggiunge. Stesso discorso per Roberto Cassè, cittadino lodigiano disoccupato affetto da diabete di tipo 2, che "da 14 mesi non so niente". "Non posso più spendere 150 euro per una visita", dice, sostenendo che chi decide guarda "i numeri e i profitti, e di noi se ne fregano". A definire meglio la situazione dell'Asst Lodi è Stefano Lazzarini, sindacalista della Confsal, che tuona contro l'ospedale e la Regione: "Ci sono degli interessi privati alla base delle scelte di ridurre la capacità di accoglienza dei pazienti. Non sono stupidi o sprovveduti, è una scelta politica di Regione Lombardia". Inoltre, Fanpage.it può mostrare un documento che spiega come nell'ultimo biennio siano stati assunti 20 medici a fronte di 66 usciti dall'organico, provocando un'emorragia di organico importante. "Molti medici sono scappati – spiega ancora Lazzarini -, e quelli che sono arrivati per aiutare durante il Covid sono stati licenziati e gli è stato dato il ben servito".

Il documento che certifica l'emorragia di medici (Foto: Fanpage.it)
Il documento che certifica l'emorragia di medici (Foto: Fanpage.it)
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