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Dieci lavoratori del museo delle culture di Milano senza contratto, presidio davanti al Mudec

Protesta davanti al Mudec, il Museo delle culture di Milano. Dieci lavoratori del bookshop, rimasti senza contratto per via di un cambio di appalto, hanno manifestato in occasione del Primo maggio per chiedere di riavere il lavoro, “ma non a chiamata”. La Filcams Cgil: “È vergognoso che a Milano la cultura e il lavoro ripartano nel segno della precarietà a discapito di esperienza e professionalità”.
A cura di Francesco Loiacono
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Il presidio dei lavoratori davanti al Mudec (Foto Filcams Cgil)
Il presidio dei lavoratori davanti al Mudec (Foto Filcams Cgil)

È stato un Primo maggio non di festa, ma di protesta per dieci lavoratori del Museo delle culture di Milano, il Mudec. Nella mattinata di ieri davanti al museo, aperto al pubblico in via straordinaria anche in occasione del Primo maggio, è stato organizzato un presidio da parte della Filcams – Cgil per protestare contro il "licenziamento" di dieci lavoratori che erano impiegati presso il bookshop della struttura. I lavoratori, nove donne e un uomo, avevano un contratto che a causa di un cambio nell'appalto dei servizi del bookshop non è stato rinnovato. Al loro posto sono subentrati altri dieci lavoratori, ai quali l'azienda che ha rilevato i servizi ha offerto un altro contratto, in questo caso a chiamata, per tutelarsi in vista di possibili nuove chiusure per via della pandemia.

Bonini (Cgil Milano): Chiedo intervento del Comune

Il presidio dei lavoratori davanti al Mudec (Foto Filcams Cgil)
Il presidio dei lavoratori davanti al Mudec (Foto Filcams Cgil)

"È questo che vogliamo nella nostra città? – si è chiesto Massimo Bonini, segretario della Camera del lavoro di Milano – Chiedo un intervento politico del Comune di Milano. Forte. Deciso. Se questa è la la ripartenza l’inizio è pessimo. Il futuro sostenibile parte dalla qualità del lavoro". In una nota la Filcams ha chiamato in causa, oltre a Palazzo Marino, anche l'azienda committente del servizio bookshop, il gruppo Sole 24Ore: "È vergognoso che a Milano la cultura e il lavoro ripartano nel segno della precarietà a discapito di esperienza e professionalità. Lo diciamo a tutte le parti in causa, sia all'azienda subentrata ma anche al committente Il Sole 24 Ore e al Comune di Milano: non potete disinteressarvi al problema! Questa è solo la prima mobilitazione, perché non ci fermeremo fino a quando le lavoratrici e i lavoratori non riavranno quelli che gli spetta, ovvero il loro lavoro!". La Cgil Milano, in occasione delle celebrazioni del Primo maggio, ha fatto sapere che nel solo 2020 in tutta la Città metropolitana di Milano sono state centomila le persone che hanno perso il lavoro.

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