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Dieci giorni dopo l’attacco hacker, ripristinati i sistemi informatici della sanità lombarda

Dieci giorni dopo l’attacco hacker, sono stati ripristinati i sistemi informatici della sanità lombarda. Lo ha affermato l’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti che ha spiegato la strategia usata per non cedere ai ricatti.
A cura di Enrico Spaccini
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Il Pronto Soccorso dell'ospedale Fatebenfratelli
Il Pronto Soccorso dell'ospedale Fatebenfratelli

A dieci giorni dall'attacco hacker che ha paralizzato gli ospedali Fatebenefratelli e Sacco di Milano, l'allarme sembra ormai rientrato. "Abbiamo ripristinato tutto quello che non funzionava", ha assicurato l'assessore al Welfare e vicepresidente della Regione Lombardia Letizia Moratti. I vari sistemi informatici sono rientrati in funzione gradualmente, anche se ancora non sono tutti operativi. I primi a essere ripristinati sono stati quelli di Fatebenefratelli e Melloni. Per Sacco e Buzzi si è rivelato necessario più lavoro del previsto. L'obiettivo è di tornare operativi entro l'11 maggio.

La strategia per evitare ricatti

"Ovviamente qualche disservizio c'è stato, e di questo ce ne scusiamo", ammette Moratti. L'attacco ransomware che ha colpito i sistemi informatici nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio è riuscito in poche ore a criptare una grande quantità di documenti. Se i dati personali sensibili dei pazienti non sono stati toccati, come affermato dalla Regione, gli altri applicativi sono stati chiusi proprio dagli esperti che sono entrati in azione. Una mossa decisa "per evitare ricatti", dopo che lo stesso presidente Attilio Fontana aveva annunciato che la Lombardia non avrebbe in nessun caso pagato "alcunché".

Disservizi e ritardi nel territorio

L'entità dell'attacco è stato comunque considerevole. Ha travolto i 500 server dell'infrastruttura informatica dell'Asst Fatebenefratelli-Sacco, impattando sul funzionamento di tutte le sue sedi aziendali comprese, quindi, Buzzi, Melloni e le altre 33. Una mossa che ha paralizzato il sistema ospedaliero per diversi giorni, ingolfando le strutture che non erano state attaccate. I pazienti che dovevano effettuare visite non urgenti erano stati, infatti, dirottati negli altri ospedali del territorio milanese.

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