Dieci anni fa la strage al Tribunale di Milano, la madre di Lorenzo Claris Appiani: “La sua ultima parola fu: verità”

Sono trascorsi 10 anni da quando l'imprenditore Claudio Giardiello, pistola alla mano, uccise l'avvocato Lorenzo Claris Appiani, il suo socio in affari e coimputato Giorgio Erba e il giudice Ferdinando Ciampi. Era il 9 aprile 2015 e l'allora 57enne doveva presenziare all'udienza del processo a suo carico per bancarotta fraudolenta. Claris Appiani, che aveva 37 anni, era stato anni prima suo avvocato, ma aveva deciso di rimettere l'incarico perché era venuto meno il rapporto fiduciario con il suo assistito. Quel giorno, il giovane legale era stato chiamato a testimoniare dallo stesso Giardiello, che lo ha ucciso mentre prestava giuramento. Questa mattina, 9 aprile 2025, in Tribunale è andata in scena la commemorazione delle vittime della sparatoria: "È stata una di quelle vicende che hanno contrassegnato e contrassegneranno a vita ciascuno di noi", ha dichiarato il presidente Fabio Roia.
Il ricordo dei genitori di Lorenzo Claris Appiani
"Non c'ero quel giorno, ma è come se ci fossi stata: ho visto come era vestito e ho sentito l'audio dell'udienza, con l'improvvisa interruzione e lo sparo". A parlare in un'aula del Tribunale di Milano per la commemorazione delle vittime del 9 aprile 2015 è stata Alberta Brambilla Pisone, madre di Lorenzo Claris Appiani: "La sua ultima parola è stata verità". Il 37enne stava prestando giuramento per poi deporre in qualità di testimone, ma Giardiello lo interruppe prima ancora che finisse uccidendolo con un colpo di pistola. "Si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere", aveva spiegato a Fanpage.it il padre del giovane avvocato, Aldo Claris Appiani: "Giardiello era stato suo cliente, ma mio figlio non aveva fiducia in lui dal momento che gli raccontava storie, nascondeva situazioni. A un certo punto l'ha mollato, evidentemente questo tizio se l'è legata al dito".
Giardiello stava affrontando un processo che lo vedeva imputato per bancarotta fraudolenta. Era entrato in Tribunale passando per via Manara ed era entrato nell'aula della seconda sezione penale. L'allora 57enne ha sparato prima contro suo nipote, ferendolo gravemente, poi contro Claris Appiani all'altezza del cuore e Giorgio Erba, coimputato con lui al processo. Dopo aver lasciato l'aula, Giardiello ha sparato contro il suo ex commercialista, ferendolo non gravemente, e infine dopo aver raggiunto l'ufficio dell'ex giudice fallimentare Fernando Ciampi ha ucciso pure lui. In tutto ha esploso in tutto 13 colpi di pistola e ucciso tre persone.
La commemorazione delle vittime della sparatoria 10 anni dopo

"Sono trascorsi 10 anni, ma il ricordo delle vittime è ancora vivo in tutti noi", ha dichiarato durante la commemorazione delle vittime della sparatoria Giuseppe Ondei, presidente della Corte d'Appello di Milano: "Quest'anno se si vuole dare veramente un senso a queste morti assurde è necessario che tutti insieme si rifletta su che cosa si è fatto e si deve fare per onorare le vittime e rendere loro un omaggio sincero che possa perpetrarsi nel tempo". La celebrazione ha avuto luogo nell'aula della seconda sezione penale, proprio dove nel 2015 era iniziata la strage.
"Fu una sensazione di attacco quasi terroristico, di panico, di confusione", ha detto Fabio Roia, presidente del Tribunale, "e non tutto funzionò come avrebbe dovuto, tant'è che l'aggressore fu arrestato a parecchi chilometri di distanza". Giardiello, infatti, era riuscito ad abbandonare il palazzo e aveva provato a fuggire con il suo scooter. Venne catturato dai carabinieri a Vimercate. Tra i presenti, anche la procuratrice generale Francesca Nanni, il presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, Antonino La Lumia, l'assessore comunale Lamberto Bertolè, il sostituto procuratore Maurizio Ascione per Anm Milano e la presidente della Camera penale milanese Valentina Alberta.