Diasorin-San Matteo, pm: “Uso privatistico beni pubblici, evidenti anomalie e conflitto d’interessi”
Le indagini della Procura di Pavia sull'accordo tra il Policlinico San Matteo e la multinazionale farmaceutica Diasorin per i test sierologici anti coronavirus mostrano "evidenti anomalie procedimentali" per la scelta operata dall'Ircss "di procedere ad un accordo diretto con un operatore del settore -Diasorin – tra i tanti operanti sul mercato e apparsa subito viziata da un evidente conflitto di interessi in capo al prof. Baldanti, che ricopriva contemporaneamente il ruolo di responsabile scientifico del progetto" e quello di "membro del gruppo di lavoro del Consiglio superiore di sanità presso il ministero della Salute" ed era anche "membro del tavolo tecnico-scientifico" di Regione Lombardia. È quanto si legge nel decreto di perquisizione firmato dal sostituto procuratore di Pavia, Paolo Mazza, a carico dei vertici del Policlinico San Matteo e di Diasorin. Della vicenda si era occupata anche Fanpage.it nel documentario "Italia lockdown Fase 2".
Utilizzati beni pubblici per interessi privati
I dirigenti del Policlinico e della multinazionale sono indagati per peculato perché in seguito all'accordo "per lo sviluppo di test sierologici e molecolari per la diagnosi di infezione Covid-19 e per il successivo conseguimento della marcature CE" all'interno del laboratorio di Virologia molecolare diretto dal prof. Fausto Baldanti sarebbero stati "utilizzati beni mobili, materiali (personale, laboratori e strumenti) e immateriali (conoscenze scientifiche tecnologiche e professionalità) costituenti patrimonio indisponibile dell'ente pubblico", beni che in questo modo sarebbero stati "sottratti alla destinazione pubblica per il soddisfacimento di interessi privatistici che restavano nell'esclusiva titolarità di privati, anziché dell'Ente che aveva finanziato la ricerca".
Esclusi altri metodi per rilevare gli anticorpi
Per i pubblici ministeri di Pavia si configura anche il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente perché l'accordo San Matteo-Diasorin avrebbe escluso altri metodi per rilevare gli anticorpi (per esempio i test pungidito), nonostante gli stesi sistemi nelle altre Regioni fossero stati adottati. In questo modo gli indagati "turbavano la regolarità del procedimento amministrativo di scelta della controparte, avvenuta con assegnazione diretta alla società Diasorin e senza alcuna procedura di evidenza pubblica che garantisse la possibilità di un confronto competitivo ad altri operatori del settore". Furono esclusi quindi altri operatori con "metodologie già validate o in possesso di marchiatura Ce, a differenza di Diasorin", il cui utilizzo fu oggetto di "esplicite diffide da parte dell'Assessorato regionale alla sanità e dalle Ats regionali e provinciali che vi avevano fatto ricorso".
Il pm: Approfondire rapporti tra Diasorin e Fondazione Istituto Insubrico
Le indagini hanno riguardato anche "i legami politici che possono avere influito sulla scelta del contraente" e il pm ricorda che "la Diasorin oltre alla sede di Saluggia (VC) ha dei propri uffici all'interno dell‘Insubrias Biopark sito a Gerenzano (VA)" dove si trova anche la sede della Fondazione Istituto Insubrico il cui direttore generale è Andrea Gambini "già commissario della Lega Varesina e presidente della Fondazione Ircss Carlo Besta". Gli accertamenti della polizia giudiziaria hanno evidenziato "stretti rapporti commerciali tra Diasorin e la Fondazione Istituto Insubrico" già prima dell'emergenza coronavirus. Una rete di rapporti e interessi che gli inquirenti ritengono "indispensabile" approfondire.
Diasorin: Operato correttamente, piena fiducia nell'autorità giudiziaria
"Diasorin, in relazione all’indagine della Procura della Repubblica di Pavia della quale gli organi di stampa hanno dato notizia in data odierna, ribadisce la correttezza del proprio operato e ripone piena fiducia nell’esito degli accertamenti che saranno svolti dall’autorità giudiziaria", ha fatto sapere l'azienda in una nota.