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Antonio Di Fazio, il manager arrestato per stupro

Di Fazio, il manager accusato di stupro ha dato 6mila euro a ogni vittima: “Ma non ha mai chiesto scusa”

Le parti civili a Fanpage.it hanno spiegato che l’imputato non ha mai chiesto scusa né preso consapevolezza delle sue condotto. La sentenza è in programma per il prossimo 8 aprile.
A cura di Giorgia Venturini
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È attesa per l'8 aprile la sentenza sul caso di Antonio Di Fazio, il manager arrestato a maggio del 2021 con l'accusa di aver drogato e violentato cinque ragazze e tentato di uccidere la ex moglie, difesa in aula dall'avvocato Maria Teresa Zampogna. Oggi durante l'udienza del processo con rito abbreviato, i legali delle parti civili hanno chiesto al giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Milano Anna Magelli, la condanna e di poter avanzare le indagini per la sorella del manager, finita in un primo momento nelle carte del pubblico ministero. Poi le indagini su di lei erano state archiviate. L'accusa intanto nella scorsa udienza ha chiesto una condanna a 9 anni di carcere.

I dubbi delle parti civili sulla sorella

Ora le parti civile chiedono che la sorella venga indagata per favoreggiamento dal momento che, da medico, avrebbe aiutato il fratello ad avere dosi massicce di benzodiazepine con cui stordiva le sue giovani vittime prima di abusarne. Le ricette risalgono agli ultimi tre anni: 2019, 2020 e 2021. Il manager più volte agli inquirenti avrebbe confessato di aver rubato lui il ricettario della sorella e scritto personalmente le ricette: se fosse così allora le parti civili oggi hanno chiesto che venga indagato anche per furto e falso. Ma di certo saranno necessari ulteriori accertamenti: da fonti apprese a Fanpage.it i dubbi sorgono perché parte delle ricette erano intestate alla madre e in parte a Di Fazio. La sorella avrebbe ammesso che le ricette scritte alla madre erano state eseguite da lei negando invece quelle destinate al fratello: le parti civili però sottolineano il fatto che per tutte le ricette la calligrafia è la stessa. Saranno ora le autorità giudiziarie ritenere necessario o meno proseguire con ulteriori indagini.

I 6mila euro versati alle parti offese

Le parti civili a Fanpage.it hanno spiegato che l'imputato non ha mai chiesto scusa né preso consapevolezza delle sue condotto. Ha sempre negato tutte le accuse tranne quella fatte ai danni della studentessa della Bocconi, da cui erano partire le indagini e ora il processo. Nel corso del processo però l'imprenditore ha versato 6mila euro ha ogni persona offesa in vista poi di un risarcimento e accompagnando il tutto con una lettera di "scuse generiche" in cui però non è chiaro a chi si rivolge. Nella lettera – secondo le parti civili – in qualsiasi caso non ammette nulla. Lunedì 28 marzo toccherà alla difesa parlare, poi sarà il giorno della sentenza. Intanto parallelamente andrà avanti il processo civile per la custodia del figlio: l'ex moglie ha chiesto l'affidamento esclusivo.

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