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Deve essere espulso ma ha 41 nomi falsi: annullato il rimpatrio perché l’identità non può essere accertata

La Questura di Milano doveva accertare l’identità del 47enne prima di procedere con l’espulsione, ma i documenti dall’Algeria non arrivavano. La Cassazione, infine, ha annullato l’atto di permanenza nel Cpr di Torino perché non motivato dal giudice di pace.
A cura di Enrico Spaccini
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Per la Questura di Milano non è stato possibile procedere con il rimpatrio di un 47enne algerino irregolare sul territorio italiano nonostante i suoi numerosi precedenti di polizia. Il motivo è da ricercarsi nelle sue 41 diverse identità che ogni volta ha fornito alle forze dell'ordine e che hanno complicato le procedure burocratiche. L'allungamento dei tempi, infatti, ha portato la Cassazione ad annullare "senza rinvio" l'atto di permanenza in un Centro di permanenza per i rimpatri per il 47enne non giustificato dal giudice di pace.

I precedenti del 47enne

L'intera vicenda, riportata dal Corriere della Sera, ha inizio nel 2018 quando a Nadir Athmane Iftene viene consegnato l'ordine di lasciare l'Italia entro sette giorni. Il 47enne algerino, però, non lo ha rispettato. Il 23 maggio del 2022 viene fermato dalla polizia mentre sgonfia con un coltellino la gomma di una macchina in zona Portello a Milano.

Iftene, infatti, più volte avrebbe messo a segno la stessa tipologia di furto. Facendo credere al proprietario di un'auto di aver bucato, approfittando della sua distrazione gli rubava borse e zaini. Per tutti questi colpi aveva fornito 41 nomi diversi, collegati da loro solo dalle impronte digitali.

L'arrivo al Cpr e i problemi con il rimpatrio

Il giorno dopo il fermo, il Prefetto firma il decreto di espulsione coatta per Iftene che viene trasferito al Centro di permanenza per i rimpatri di Torino, in attesa di organizzare il viaggio in Algeria. Il 27 maggio il giudice di pace convalida il trasferimento nel Cpr, ma per essere rimpatriato si devono accertare identità e nazionalità.

Proprio a causa dei 41 alias forniti negli anni da Iftene, la Questura chiede aiuto al consolato di Algeria l'11 giugno seguente. Passano i giorni e i documenti non arrivano. Così il 20 giugno viene chiesta la proroga della permanenza nel Cpr. Anche in questo caso il giudice di pace lo convalida.

Poiché il soggiorno in un Cpr implica una privazione della libertà personale, per tutti gli atti va verificata la legittimità. Il 47enne presenta ricorso e la Cassazione nota come nella convalida il giudice di pace si era limitato a dire che l'uomo non aveva fatto ricorso contro il decreto di espulsione, ma non aveva spiegato la correttezza dell'atto di permanenza nel Centro. Per questo motivo è stato "annullato senza rinvio".

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