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La morte di Alexei Navalny

Depongono fiori per Alexei Navalny in centro a Milano: identificati dalle forze dell’ordine

Oggi, una decina di persone è stata identificata per aver deposto fiori alla memoria di Alexei Navalny nel giardino dedicato ad Anna Politkovskaja a Milano. “Se andiamo avanti così non avremo più il permesso nemmeno di incontrarci” ha detto a Fanpage.it la promotrice dell’iniziativa.
A cura di Valerio Papadia
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Dopo la morte di Alexei Navalny, il principale oppositore di Vladimir Putin in Russia, deceduto in prigione, dove stava scontando una condanna a 19 anni, in molte città intorno al mondo, anche in Italia, sono sorte manifestazioni spontanee in memoria del politico morto a 47 anni. Anche a Milano, oggi, domenica 18 febbraio, l'iniziativa "In silenzio per Navalny", organizzata dall'associazione "Annaviva", in memoria di Anna Politkovskaja, giornalista russa uccisa a Mosca il 7 ottobre del 2006, che aveva aspramente criticato Putin e sul cui omicidio proprio sul presidente russo aleggiano delle ombre. L'associazione, per onorare la memoria di Navalny, ha deciso, questa mattina, di deporre dei fiori nel giardino dedicato alla Politkovskaja, nei pressi di corso Como: i partecipanti, però, sono stati identificati dalle forze dell'ordine.

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A spiegare cosa è accaduto, a Fanpage.it, è Marina Davydova dell'associazione "Annaviva", promotrice dell'iniziativa.

Dopo la morte di Navalny abbiamo pensato di riunirci per commemorarlo insieme. Non abbiamo chiesto autorizzazione per una manifestazione perché appunto non era una manifestazione, ma un incontro in silenzio. Infatti l'evento su Facebook l'abbiamo chiamato “In silenzio per Navalny”. Quando siamo arrivati alle 14:35 al giardino di Anna Politkovskaja, vicino corso Como, sulla panchina lì vicino erano sedute 3 persone in borghese che in seguito si sono avvicinate al nostro umile gruppetto di 10-12 persone. E uno a uno hanno richiesto i documenti e l’indirizzo di residenza. Avevamo appena messo i fiori e posato due foto

Il racconto di Marina Davydova prosegue:

Non abbiamo fatto altro e stavamo parlando tra di noi a bassa voce. Non c’era assolutamente alcun motivo di chiederci di identificarci. Lo hanno chiesto anche ai russi presenti che ovviamente si sono sentiti molto a disagio. Per un attimo mi sono sentita come in Russia. Quel gelido “favorisca i documenti” solo perché sei davanti a una foto di Navalny… Se andiamo avanti così tra poco non avremo il permesso di incontrarsi ne tenere i fiori in mano

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