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Denunciati per stupro di gruppo a Mantova, assolti cinque ragazzi accusati di aver violentato una 16enne

Il Tribunale di Mantova ha assolto i cinque ragazzi accusati di aver violentato una 16enne durante una festa in un’abitazione a Suzzara. Per i giudici, “il fatto non costituisce reato”.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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Sono stati assolti in primo grado dal Tribunale di Mantova i cinque ragazzi d'età compresa tra i 20 e i 23 anni accusati di violenza sessuale di gruppo. Lo ha deciso nella giornata di ieri, lunedì 15 luglio, il collegio dei giudici presieduto da Giacomo Forte "perché il fatto non sussiste". L'episodio che gli era stato contestato risale al maggio del 2021, quando una ragazza che all'epoca era minorenne aveva denunciato di essere stata stuprata durante una festa privata nella casa di uno degli imputati a Suzzara.

La notte della presunta violenza

La presunta violenza di gruppo sarebbe avvenuta nella notte tra il 18 e il 19 maggio 2021. La ragazza, una 16enne cremonese, si era allontanata di casa e aveva trascorso la giornata in compagnia di un conoscente, estraneo ai fatti contestati. Dopodiché sarebbe stata invitata a partecipare a una festa privata, organizzata a Suzzara nella casa di uno dei ragazzi accusati dell'abuso. In quell'abitazione, la 16enne sarebbe stata fatta ubriacare e poi sarebbe stata costretta a subire atti sessuali da parte di tre ragazzi.

Le indagini, condotte dalle Squadre mobili di Cremona e Mantova e coordinate dalla pm Elisabetta Favaretti, sono iniziate due settimane più tardi, quando la 16enne si è presentata al pronto soccorso pediatrico dell'ospedale di Cremona. La ragazza lamentava forti dolori al ventre: "Temeva di essere incinta", ha testimoniato la madre durante il processo, poi ha confidato quanto sarebbe accaduto 15 giorni prima.

Due dei cinque ragazzi erano stati arrestati, mentre per gli altri tre era stata notificata la misura cautelare dell’obbligo di dimora.

Le chat dei ragazzi

Tra di loro, i ragazzi hanno parlato di quanto accaduto quella sera anche via Whatsapp. La polizia giudiziaria ha mostrato le chat in fase dibattimentale e in queste si dicevano: "Tu l'hai messa incinta", scriveva uno, "Eh sì, misà di sì", rispondeva un altro che poi concludeva "Lui invece si è salvato, guardava e basta".

Ancora la madre della ragazza, che aveva chiamato i carabinieri non vedendo la figlia rientrare, ha affermato che la ragazza avrebbe urlato "basta", chiedendo a quei ragazzi di fermarsi, cosa che non avrebbero fatto.

L'assoluzione in primo grado e il ricorso

I difensori hanno da subito chiesto per i loro assistiti l'assoluzione piena "perché il fatto non sussiste o non costituisce reato", altrimenti in via subordinata, come poi effettivamente stabilito, "per mancata sussistenza della prova certa". Per gli avvocati, infatti, la ragazza avrebbe dato il suo consenso al rapporto sessuale con tre del gruppo. Inoltre, hanno sottolineato la sua "spiccata difficoltà a ricordare con certezza circostanze e luoghi".

"Si è parlato da subito di mostri, di branco, in relazione agli imputati", ha dichiarato l'avvocato Pasqualino Miraglia che difende alcuni dei ragazzi, "credo che bisogna essere cauti nel definire cosi persone che devono essere considerati innocenti fino a prova contraria".

La pm Favaretti ha già annunciato il ricorso in Appello. Per quattro imputati aveva chiesto una pena pari a 9 anni di reclusione, mentre per il quinto 10 anni.

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