Patrizia Reggiani derubata da consulenti e amici: otto indagati per l’eredità
Otto persone tra consulenti storici e finti amici di Patrizia Reggiani, accusati di averla circuita per poter mettere le mani sull'eredità di parte materna (tra cui quasi un centinaio di appartamenti, una villa in centro a Milano e un capannone di 10mila metri quadri in via Mecenate). Una cerchia di individui vicini alla vedova di Maurizio Gucci, condannata a 26 anni di pena per l'omicidio del marito avvenuto nel 1995 (e oggi libera), che secondo la Procura di Milano l'avrebbero raggirata e derubata dell'eredità materna approfittando della sua "fragilità psichica", indotta dalle conseguenze dell'asportazione di un tumore al cervello. Le accuse sono quelle di circonvenzione di incapace, peculato, furto di oggetti preziosi, induzione indebita.
La compagna di cella
In primis Loredana Canò, l'ex compagna di cella a San Vittore, che si era installata nella villa della Reggiani come sedicente "assistente". La donna avrebbe isolato la vedova Gucci dai familiari e l'avrebbe convinta "che era necessario far guerra alle figlie". Viene accusata anche di essersi appropriata di alcuni gioielli della Reggiani.
Gli avvocati
Poi l’avvocato Daniele Pizzi, già legale per l'omicidio di Lidia Macchi (mai risolto), indagato qui in qualità di ex amministratore di sostegno: a nominarlo era stata proprio la madre di Patrizia Reggiani, Silvana Barbieri, scomparsa a 92 anni nel 2019, per impedire che la figlia dissipasse il proprio patrimonio. Con lui, i revisori Mario Wiel Marin e Marco Moroni. Viene accusato, insieme a Loredana Canò, di aver "indotto la Reggiani a firmare una polizza vita da sei milioni e seicento mila euro" indicando come beneficiari lui, la Canò e il broker che gestiva i conti della Reggiani Marco Chiesa. Nell'elenco anche l'avvocato Maurizio Giani, esecutore testamentario di Silvana Barbieri, che secondo i pm si sarebbe intestato con l'inganno la presidenza a vita di un complesso immobiliare ad altissima redditività (oltre 90 unità in tutto tra appartamenti, negozi e box auto) e ottenuto il diritto a 4 milioni di euro in contanti (al momento ne avrebbe intascati però "solo" 100mila).
Il compenso in nero per l'intervista tv
Indagati anche il broker per gli investimenti di Patrizia Reggiani Marco Chiesa, i prestanomi di alcune società che incassano i fondi dell'eredità Maria Angela Stimoli e Marco Riva. Inoltre Chiesa, Pizzi e Canò sono accusati anche di induzione indebita: nel luglio del 2020 pretendono la consegna in contanti di 15 mila euro, il compenso che spettava a Patrizia Reggiani per un'intervista sulla rete Discovery+.