Degrado e abbandono nelle case popolari di Milano, i residenti: “Così non riusciamo più a vivere”

Gli inquilini dei palazzi di Gratosoglio (Mi), di proprietà dell’Aler, denunciano le cattive condizioni dei loro appartamenti. Secondo i residenti, Aler non sarebbe intervenuto in tempo nella manutenzione degli stabili, molti dei quali hanno stanze inabitabili.
A cura di Chiara Daffini
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Muffa, infiltrazioni, ascensori e montacarichi non funzionanti, barriere architettoniche che complicano la vita di anziani e disabili: gli abitanti delle case popolari di Gratosoglio, quartiere della periferia sud di Milano, denunciano lo stato di abbandono delle loro abitazioni per i mancati interventi di manutenzione negli immobili di proprietà dell'Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale).

Non solo le torri bianche, che svettano dalla super strada, ma anche tanti, piccoli e grandi, condomìni abitati spesso per decenni dalle stesse famiglie: "Il quartiere conta 20mila abitanti – spiega Cristina Lenoci, del comitato Abitanti di Gratosoglio – e la maggior parte sono case popolari, tutte di proprietà dell'Aler".

Nel pomeriggio di una delle prime domeniche di primavera alcuni dei residenti dei palazzi di Gratosoglio si riuniscono in un cortile a ridosso delle torri bianche. Sulla rete in plastica arancione che avvolge il cantiere di uno degli edifici in ristrutturazione sono appese foto di cucine, bagni, camere da letto mangiate dalla muffa e dall'umidità.

È la mostra "Gratosoglio: Un viaggio nel degrado delle case popolari", allestita dal comitato Abitanti di Gratosoglio.

La mostra fotografica allestita dagli abitanti di Gratosoglio
La mostra fotografica allestita dagli abitanti di Gratosoglio

"Aspettiamo nuovi ascensori da due anni"

"Purtroppo non sono fotomontaggi, le nostre case sono davvero così – dice a Fanpage.it Bruna Florean, una degli inquilini delle torri di via Saponaro -. Questi sono i nostri ascensori – aggiunge mostrandoceli -, avrebbero dovuto andare avanti con i lavori abbastanza celermente per sostituirli tutti in questo e nei palazzi circostanti, ma dopo due anni siamo ancora in attesa".

Saliamo fino al piano quarto piano, dove vive Massimiliano Mazzi con la mamma, malata e disabile. Ancora prima di entrare in casa ci mostra le ultime infiltrazioni comparse sulla parete proprio davanti all'ingresso dell'appartamento.

Massimiliano Mazzi
Massimiliano Mazzi

"Ci è stata assegnata questa casa – spiega – proprio perché mia mamma era disabile e aveva difficoltà a muoversi con girello e carrozzina all'interno dell'appartamento che avevamo prima. Ci hanno dunque assegnato questo alloggio, dicendo che era stato pensato appositamente per persone con disabilità, peccato che dal giorno successivo al nostro trasferimento già non funzionavano gli ascensori né il montacarichi. Ancora oggi hanno mille problemi e spesso e volentieri, visto che la mamma tre volte alla settimana va a fare la dialisi, la devono portare giù in spalla almeno di due piani per poter scendere".

"Inoltre – aggiunge Massimiliano – il pavimento è fatto in piastrelle con le vie di fuga, cosa assolutamente non adatta a una persona disabile, tant'è che lei è inciampata e si è rotta il femore e il braccio. Si sono giustificati dicendo che il pavimento è "fatto a regola d'arte". Sì, a regola d'arte per delle persone normali, non per un disabile".

"Ho deciso di non pagare più l'affitto"

"Dal mese di agosto 2024 – continua Massimiliano – c'è stata un'infiltrazione d'acqua molto forte in cucina e a oggi non è mai uscito nessuno, neppure a controllare. Stiamo aspettando, abbiamo mail dove ci dicono “Prenderemo in carico la situazione”, ma finora niente, metà dei mobili sono da buttare perché marci".

Massimiliano ha sempre vissuto nelle case popolari: "Prima i miei genitori e poi io abbiamo sempre pagato l'affitto, ma negli ultimi anni Aler ci hanno creato una situazione di disagio assoluto e perciò dal 2020 ho deciso di bloccare il pagamento. Vedremo come evolverà il contenzioso con Aler, perché è vero che noi inquilini dobbiamo pagare il canone pattuito ed è un nostro dovere, ma è dovere anche di Aler garantirci un minimo di vita decente in questi alloggi".

"Non uso più due stanze della casa"

Nella torre accanto vive Elisabetta Gigante: "Questo è quello che resta della casa – ci spiega mentre ci accoglie all'ingresso -, ce l'abbiamo da quarant'anni e l'abbiamo ristrutturata più volte, sempre a nostre spese".

"Il bagno, per esempio – ci mostra Elisabetta – l'abbiamo rifatto quattro volte di tasca nostra ed è di nuovo ridotto in pessime condizioni. Dicevano che il problema era risolto, ma in realtà è solo peggiorato".

L'altra stanza fortemente danneggiata della casa di Elisabetta è quella che doveva essere una camera: "Anche questa, come il bagno, non la usiamo più, perché è impossibile e insalubre passarci del tempo, figuriamoci dormirci".

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"Abbiamo richiesto l'intervento almeno da quattro anni – conclude Elisabetta -, sono venuti tre tecnici che non sono più tornati, il quarto era un geometra e mi ha detto che essendo un problema della colonna del riscaldamento non faranno mai niente perché ha un costo importante".

"Più che dimenticati ci sentiamo abbandonati"

"Questa – ci dice un'altra inquilina, Giancarla Pasqualini, mostrandoci una stanza umida e scrostata – era la camera da letto della mia povera mamma, cardiopatica e su una sedia a rotelle. Sono trent'anni che viviamo in queste condizioni, ma non hanno mai fatto niente".

Preoccupata per la salute della madre, Giancarla si era rivolta all'Ats: "Mi hanno detto che avrebbero potuto far venire l'ufficiale sanitario per controllare lo stato dell'abitazione, ma che se l'avesse trovata non idonea a mia mamma saremmo dovute uscire seduta stante. Sono state spedite due lettere all'Aler, ma non ha mai risposto".

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Il problema grosso dei nostri alloggi – spiega Cristina Lenoci – è che per tutti questi anni non sono state fatte manutenzioni né ordinarie né straordinarie e purtroppo siamo arrivati che dopo 50-60 anni gli appartamenti hanno necessità di essere messi a posto e dovrebbe farlo Aler, che è proprietario, invece ci ritroviamo a pagare affitti e spese senza avere i servizi e gli spazi di cui avremmo diritto".

"Ci sentiamo dimenticati, anzi proprio abbandonati – conclude – per questo che è urgente far sentire le nostre voci, perché anche noi siamo cittadini".

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