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“Davo i soldi a donne e bimbi nei campi profughi”: la difesa dell’indagato per terrorismo a Milano

Nella giornata di oggi si è svolto l’interrogatorio di Alaa Refaei e Mohamed Gharib Nosair, i due uomini arrestati perché accusati di terrorismo. L’avvocato di Refaei ha spiegato che il suo cliente credeva di donare soldi a donne e bimbi che vivono nei campi profughi.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nella giornata di oggi, giovedì 19 ottobre, si sono svolti gli interrogatori di garanzia di Alaa Refaei e Mohamed Gharib Nosair, arrestati due giorni fa perché accusati di essere associati al gruppo terroristico dello Stato Islamico. Entrambi sono stati interrogati nel carcere di San Vittore alla presenza del giudice per le indagini preliminari Fabrizio Filice.

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L'interrogatorio nel carcere di San Vittore

Rafaei, 44 anni, è assistito dall'avvocato Emanuele Perego del Foro di Milano. Sia lui che il 49enne sono accusati di aver preso parte a diversi gruppi su Whatsapp, Telegram e Facebook e di aver condiviso immagini e video di esaltazione dell'attività terroristica e aver scritto commenti di sostegno all'Isis e minacce ad alcune istituzioni italiane.

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Al termine dell'interrogatorio, ha spiegato: "Dobbiamo ridimensionare le accuse: il mio cliente ha affermato di aver postato quegli scritti sui social network. Ha però rivendicato il suo diritto di critica politica".

"Ha chiarito che il suo sostegno, era solo per l'attività contro il regime in Siria". A tal proposito ha specificato che il suo cliente "ha criticato il regime siriano ed esaltato la libertà di parola e di opinione che c'è in Italia".

L'avvocato ha ribadito che Rafaei è sempre stato contentissimo di essere in Italia: "Ha portato qui la sua famiglia, non avrebbe mai fatto nulla contro l'Italia e l'Occidente proprio perché lo hanno ospitato e gli hanno dato una vita migliore".

Le donazioni alle donne e ai bimbi dei campi profughi

Al centro dell'inchiesta, inoltre, ci sono alcune donazioni rivolte a donne che sarebbero vedove di terroristi dell'Isis e altri soggetti che vivono in Libano, Siria, Yemen: "Lui è entrato in contatto con un affiliato dell'Isis, in modo casuale. Non sapeva che facesse parte dell'organizzazione, ma solo che poteva fare da intermediario. Ha così inviato alcune centinaia di euro a favore di donne e bimbi che vivevano nei campi profughi".

Per il momento, il legale ha presentato istanza di scarcerazione e ha richiesto gli arresti domiciliari. Valuterà inoltre se presentare ricorso al tribunale del Riesame perché a suo parere non sussiste pericolo di fuga né quello di reiterazione del reato: Non si è reso conto del fatto che mettere un like in quei post, fosse un reato. Ha commesso una leggerezza".

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