Davide Lacerenza e Stefania Nobile arrestati, Wanna Marchi: “Arriverà la polizia, li prenderanno”

Anche Wanna Marchi, per la Procura di Milano e la Guardia di finanza, sarebbe stata a conoscenza delle attività illecite che animavano le lunghe notti della Gintoneria, il locale che Davide Lacerenza gestiva con la figlia di Wanna Marchi, Stefania Nobile, in via Napo Torriani. Ma la nota teleimbonitrice (non indagata), condannata proprio con la figlia per associazione a delinquere, avrebbe per questo più volte manifestato disappunto per lo stile di vita eccessivo condotto da Lacerenza, così come preoccupazione per un possibile intervento delle forze dell'ordine.
Possibilità verificatasi giusto ieri, quando i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria hanno posto sotto sequestro il bar e arrestato Davide Lacerenza, Stefania Nobile e il loro braccio destro Davide Ariganello, 28 anni, con l'accusa di aver procurato droga e prostitute a diversi clienti: uno di loro, nel corso di tre anni, ha versato nei conti correnti che fanno capo a Lacerenza oltre 640mila euro per i "servizi" offerti dal locale, con un bonifico di ben 70mila euro per la sola serata dell'8 maggio 2024, trascorsa tra "ordinazioni" continue di escort, champagne costoso e cocaina dalle 9 di sera alle 8 di mattina.

Wanna Marchi, in tutto questo, esprime più volte le sue perplessità in occasione di colloqui privati con l'altro figlio nato dal matrimonio con Raimondo Nobile, il primogenito Maurizio. A lei l'uomo confida di come in via Torriani, quando lei e Stefania Nobile se ne vanno, per volere di Davide Lacerenza si presentino ogni notte gruppi di escort che, per di più, bevono e pasteggiano in grandi quantità a spese del locale. La madre replica con parole di disprezzo ("Uno schifo"), racconta di quando il "buffone" ha avuto il coraggio di preparare una striscia di coca davanti a lei, scatenando la sua rabbia ("Questo non me lo merito"), e dello spacciatore sempre fisso all'interno della Gintoneria. Ma soprattutto ammoniva: "Per me arriva la polizia, li arresteranno tutti".
Dubbi e sospetti che, secondo quanto emerso dall'attività investigativa, aveva espresso più volte anche la stessa Stefania Nobile. Che in occasione di più colloqui con il socio Lacerenza, di cui pur tollerandolo non condivide in realtà lo stile di vita ("Stefania odiava le escort, le chiamava drogate", racconta agli inquirenti una di loro), manifesta apertamente le sue paure: "Jack", un cliente fidato che lavora in polizia, l'ha avvertita delle indagini in corso. "Io non chiudo occhio la notte, dormo mezzora e poi mi risveglio", si sfoga con l'ex compagno. Con la madre Wanna, controlla ossessivamente le telecamere del "privè" della Gintoneria per vedere le mosse di Lacerenza all'interno del locale, che per consumare droga si nasconde dagli occhi elettronici e, di conseguenza, da quelli di Stefania Nobile. Che per l'accusa, però, in fondo appoggia le scelte di Lacerenza. "Hai fatto bene", risponde infatti quando il titolare della Gintoneria le racconta al telefono delle prestazioni di un cliente con una escort appena maggiorenne, pagate 750 euro tra vino e sesso.