Davide Lacerenza e le telecamere nel privè della Gintoneria: “Così Stefania Nobile controlla quello che succede”

Vini rossi d'annata, champagne, bottiglie di gin da tutto il mondo. E decine di occhi elettronici che ogni sera sorvegliavano il locale di via Napo Torriani e soprattutto il suo "privè" dalla parte opposta della strada, la Malmaison dove possono accedere solo i "clienti pesanti" che in una sera per divertirsi sborsano dai 5mila euro in su.
Era ricoperto di telecamere il "salotto rosa" che faceva capo alla Gintoneria di Davide Lacerenza, come hanno ricostruito le indagini della Guardia di finanza milanese che hanno portato all'arresto del titolare e della sua "socia occulta" (anche se sulla carta figurava solo come dipendente) Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi, per un presunto giro di droga e escort. "Ma chi andava nel locale con la moquette rosa, dove c'erano i divanetti per appartarsi con le escort, era consapevole di essere ripreso in video", assicura ai finanzieri S.S., il rampollo milanese che ha fatto partire le indagini e che in soli tre anni ha dilapidato un'eredità di oltre 640mila euro alla Gintoneria tra bottiglie offerte e "delivery" a domicilio di cocaina e sesso a pagamento.
Del resto le telecamere, stando a quanto emerso dall'attività investigativa, erano visionate spesso da Lacerenza che infatti, il 12 marzo del 2024, si arrabbia con una delle ragazze che le ha coperte con il giubbotto mentre si trova in compagnia di un cliente della Gintoneria. C'era solo un punto scoperto, uno spiraglio di segretezza per chi si trovava all'interno della Malmaison. "Ho venti telecamere qui", spiega proprio Lacerenza due mesi dopo a un'amica della fidanzata Clotilde, invitandola per questo a recarsi dietro la tenda della cucina del privè (verosimilmente a consumare sostanze stupefacenti) perché "lì è l'unico punto dove non ci sono telecamere, le vede Stefania", che pur ricavandone profitto, secondo le accuse, era notoriamente contraria agli eccessi notturni della Gintoneria e ai vizi dell'ex compagno. Stefania Nobile e Wanna Marchi, infatti, controllavano ogni notte cosa accadeva all'interno del privè, come riporta la stessa Wanna in un colloquio telefonico ("Noi ogni due ore ci svegliamo e guardiamo cosa fa lui, perché lei vede dalle telecamere").
Per il gip, insomma, Davide Lacerenza e il suo braccio destro Davide "Righello" Ariganello "erano soliti offrire cocaina ai loro clienti che veniva solitamente consumata nella zona privè, dietro la tenda della cucina, in modo da non essere ripresi dalle telecamere", secondo quanto si legge nell'ordinanza, "espediente utilizzato per evitare che la Nobile se ne accorgesse". Così i due "consumavano la sostanza stupefacente anche in compagnia dei propri clienti, ai quali dicevano fosse offerta", mentre altre volte "capitava che la fornissero a pagamento in quanto parte del prezzo del pacchetto, soprattutto quando era consegnata a domicilio unitamente alle ragazze e alle bottiglie".