Davide Fontana sceglie di ricorrere alla giustizia riparativa dopo la condanna per l’omicidio di Carol Maltesi
Davide Fontana ha richiesto di ricorrere alla giustizia riparativa. A presentare ufficialmente la richiesta davanti alla Corte nella mattinata di oggi venerdì 15 settembre è stato il suo avvocato Stefano Paloschi.
Si affida a una norma introdotta della Riforma Cartabia il bancario condannato a 30 anni di carcere per aver ucciso la vicina di casa Carol Maltesi a martellate e coltellate in un appartamento di Rescaldina, nel Milanese. L'uomo ha poi fatto a pezzi il corpo e lo ha conservato in un frizer comprato subito dopo l'omicidio: il corpo è stato infine trovato in un sacco dei rifiuti in un campo in provincia di Brescia. Ma in cosa consiste la richiesta avanzata da Davide Fontana?
Cosa prevede la giustizia riparativa
La Riforma Cartabia prevede "una forma di risoluzione del conflitto, complementare al processo, basata sull’ascolto e sul riconoscimento dell’altro con l’aiuto di un terzo imparziale chiamato ‘mediatore'". L'obiettivo è quello di "risanare un legame con la società spezzato dal fatto criminoso".
Davide Fontana potrebbe quindi intraprendere un percorso con mediatori penali che alla fine porterebbe all'incontro con un familiare della vittima o con una vittima di reati simili.
Secondo fonti di Fanpage.it, la giustizia riparativa non ha ripercussioni dirette sulle pene per i reati procedibili d'ufficio, come nel caso dell'omicidio di Carol Maltesi. Potrebbe però portare a una diversa predisposizione della Corte d'Assise d'Appello nei confronti dell'imputato in fase di rivalutazione del processo.
Gli imputati però solitamente scelgono di intraprendere questo percorso per motivi personali di presa di coscienza del delitto commesso.
I giudici non hanno riconosciuto la premeditazione
Certo è che la giustizia riparativa non sarà un'alternativa al carcere. Come deciso dai giudici della Corte d'Assise Davide Fontana dovrà scontare in cella 30 anni: nessun ergastolo perché non è stato riconosciuto l'aggravante della premeditazione. Per i giudici infatti non vi è dubbio che Fontana fosse innamorato di Carol Maltesi – come aveva sostenuto l'accusa più volte per evidenziare anche come una lite poche settimane prima tra aggressore e vittima poteva aver innescato un piano omicida – ma non provava gelosia perché "Fontana accettava che la ragazza intrattenesse rapporti sentimentali plurimi" così come "l'imputato non si opponesse neppure alla intensa attività di escort e attrice porto della donna".
Quindi per i giudici "è ben difficile credere che Davide Fontana abbia covato per lungo tempo il fermo proposito di sopprimere la donna comunque amata, che soprattutto gli permetteva di continuare a vivere in modo per lui pieno e gratificante".