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Daniel Zaccaro, dalle rapine in periferia alla laurea: “Non ti salvano i soldi, ma la conoscenza”

La sua adolescenza l’ha trascorsa mettendo a segno rapine e dietro le sbarre del carcere. Oggi Daniel Zaccaro si è laureato e lavora come educatore nella stessa comunità che lo ha aiutato. “A salvarti non sono i soldi, ma il sapere e la conoscenza”, racconta la sua storia a Fanpage.it.
A cura di Giorgia Venturini
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Per gli anni dell'adolescenza per lui valeva la regola del più forte. Solo così Daniel Zaccaro pensava di farsi strada tra i cortili delle case popolari di Milano. E così dava sfogo alla sua rabbia: trasformandosi in un bullo sia dentro che fuori la scuola. Fino ai primi reati. A 17 anni mette a segno una rapina in banca e colleziona una serie di furti e pestaggio. Per lui scattano le manette e per quattro vive dietro le sbarre del carcere prima minorile del Beccaria e poi quelle di San Vittore. La sua vita riparte dopo l'incontro con alcuni educatori e con don Claudio Burgio, della comunità Kayros. Oggi Daniel, 29 anni, si è laureato ed è un educatore: tende la mano a chi come lui aveva bisogno di accoglienza e sostegno. Ha deciso di raccontare la sua storia nel libro "Ero un bullo" (De Agostini) a firma dello scrittore veneziano Andrea Franzoso: il libro è stato presentato a Milano dalla ministra Marta Cartabia con il rapper Marracash.

L'incontro con don Claudio e la comunità Kayros

"Parte tutto dai palazzoni di Quarto Oggiaro. Le case popolari, i miei genitori erano divorziati. Diciamo che i primi problemi, come spesso accade, iniziano in famiglia. Gli affetti li ritrovi nel "branco" di amici, le persone che ammiri sono un po' i delinquenti. Girano pieni di soldi e con tutti i vestiti firmati. Queste persone ti colpiscono, perché sono le persone che più ti colpiscono". Daniel Zaccaro racconta la sua vita a Fanpage.it: inizia con i piccoli furti, per avere soldi facili. Poi la rapina ai ragazzi, soprattutto quelli del centro. Fino al grande colpo in banca. "Sono entrato in carcere il 2 marzo del 2010. Due giorni prima del mio compleanno. In carcere subito dovevo fare vedere chi era il più forte". Poi la svolta: "I motivi che mi hanno fatto cambiare sono la paura e l'amore. La paura perché temevo di stare da solo. Di avere un destino segnato, solo quello del delinquente. L'amore è stato decisivo perché ho iniziato a fidarmi. Il rapporto decisivo è stato quello con don Claudio, il prete e il cappellano del Beccaria. Mi ha accolto in comunità. Mi ha detto che ero bravo a calcio e che gli servivo per vincere il campionato".

La laurea in Scienze dell'Educazione

Una volta fuori dalla comunità Daniel ritorna in quartiere "e qui tocco di nuovo il fondo". A tendergli la mano questa volta è una volontaria, nonché professoressa di lettere in pensione. Lei gli disse: "Ricordati che nella situazione più brutta della tua vita, ciò che ti salverà non sono i soldi ma il sapere". Così è stato: Daniel si laurea in Scienze dell'Educazione e lavora nella stessa comunità di Don Claudio che lo ha aiutato. "Mi piace stare con i ragazzi, sento che hanno tanto da darmi. E questo mi fa crescere".

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