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Dalle cene offerte alle minacce agli stranieri: i metodi della ‘ndrangheta per far votare il suo candidato

La ‘ndrangheta a Pioltello, comune alle porte di Milano, ha cercato di pilotare le elezioni amministrative dello scorso anno appoggiando il candidato di centrodestra: per lui organizzava eventi e con le minacce si assicurava i voti dei commercianti.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto di repertorio
Foto di repertorio

Non solo armi e droga, la ‘ndrangheta a Pioltello, comune alle porte di Milano, sperava anche di aggiudicarsi il Municipio. Come? Con il solito modus operandi della criminalità organizzata: promettere voti al candidato scelto in cambio di favori se fosse stato eletto. Come trovare i voti? Usando verso alcuni cittadini la forza intimidatrice.

Solo che questa volta per la ‘ndrangheta il piano non ha funzionato, perché a vincere le amministrative del 2021 non è stato il candidato del centrodestra appoggiato dalla criminalità organizzata. E oggi, lunedì 12 dicembre, a distanza di oltre un anno dalle elezioni è stata eseguita una misura cautelare in carcere nei confronti di dieci persone appartenenti al clan di Pioltello.

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Gli accordi pre elettorali con la ‘ndrangheta

Bisogna tornare indietro di qualche mese. Era il 5 giugno dello scorso anno quando Cosimo Maiolo, a capo della locale di ‘ndrangheta a Pioltello, e Luca Del Monaco hanno incontrato Marcello Menni (non risulta tra gli indagati), già presidente del Consiglio comunale del paese della periferia milanese e segretario provinciale della lista civica "Cambiamo!". Durante l'incontro Del Monaco ha offerto – come riportano le carte della Procura – esplicitamente il sostegno elettorale alla lista di Menni che appoggiava comunque il candidato sindaco del centrodestra Claudio Fina (anche lui non risulta tra gli indagati).

Da più incontri con i politici erano emerse le prime garanzie: se fosse stato eletto Fina sarebbe stato dato un incarico importante a Menni: l’assegnazione dell’Assessorato Urbanistica. Da qui la promessa di alcuni benefici a Del Monaco una volta vinte le elezioni facendo gioco forza sull'amicizia che lega i due: "Marcello è veramente un mio amico", si legge in un'intercettazione dell'esponente politico.

A gestire gli "affari" pre elettorali c'era anche un altro indagato Franco Massimo Iuliano: nell'assicurare il suo appoggio questo ha precisato che per la carica di consigliere comunale avrebbe votato "l’avvocato Cuomo, penalista calabrese, anch’egli sostenitore di Fina, e fratello dell’avvocato che lo stava seguendo nelle proprie vicende giudiziarie".

La ‘ndrangheta puntava all'appalto del cimitero

A convincere Menni dell'appoggio della ‘ndrangheta non era solo un legame di amicizia con uno degli esponenti ma anche il sostegno elettorale della criminalità organizzata alle precedenti elezioni che aveva portato alte preferenze a tre consiglieri. O meglio, una garanzia di 700 o 800 voti.

Da qui però alcune recriminazioni degli esponenti di ‘ndrangheta: questi al promettente assessore avevano fin da subito precisato che "i soggetti eletti con i loro voti nel momento critico, con ciò riferendosi all’appalto perso relativo ai servizi cimiteriali a Pioltello, non li avevano aiutati".

Quindi ora con le nuove elezioni amministrative l'obiettivo era chiaro: "Cacciare la precedente giunta di sinistra e riappropriarsi dell’appalto per i servizi cimiteriali aggiungendo che per farlo gli sarebbe servito l’aiuto di Marcello Menni".

L'incontro tra la ‘ndrangheta e il candidato di centrodestra

Quello che è emerso dalle carte della Procura è che tra il candidato di centrodestra Fina e i due esponenti della ‘ndrangheta, Del Monaco e Maiolo, c'era un rapporto di fiducia. Come si legge dagli atti, Del Monaco parlando con Fina ha più volte definito Maiolo Cosimo un "suo fratello", "la sua famiglia", "uno che ha pagato". Poi lo stesso Fina ha definito Maiolo "soggetto del quale si potevano fidare".

Secondo gli inquirenti il candidato politico sapeva con chi stava parlando, nonostante nelle intercettazioni dell'incontro tra i tre Fina ha precisato il contrario. Il politico era da anni tra le istituzioni del territorio e quindi, per i magistrati, impensabile non sapesse la vera "identità" della famiglia Cosimo, già al centro delle indagini e arresti della famosa inchiesta Crimine-Infinito del 2010 che svelò tutte le famiglie di ‘ndrangheta in Lombardia.

Durante l'incontro si è parlato del bacino di voti, costituito degli stranieri residenti a Pioltello, dal quale avrebbero potuto attingere. A tale proposito Cosimo Maiolo ha assicurato di avere i voti dei pakistani, nonché dei votanti provenienti da Bangladesh, Ecuador e Romania.

L'evento in campagna elettorale organizzato dalla ‘ndrangheta

I tre hanno poi organizzato un evento per ottenere voti: Del Monaco avrebbe organizzato dal figlio di Maiolo un evento sponsorizzato interamente da lui ma al quale, "per ovvi motivi legati ai precedenti giudiziari di entrambi, Maiolo e Del Monaco non avrebbero partecipato".

Claudio Fina ha chiesto il numero di telefono a Maiolo ma "questi gli ha sconsigliato di avere il suo diretto invitandolo a chiamare Del Monaco che a sua volta avrebbe avvisato Maiolo". Questo per non lasciare traccia di contatti diretti di "difficile giustificazione".

Le intimidazioni e le minacce ai cittadini in vista delle elezioni

Per convincere i cittadini a votare il loro candidato, la ‘ndrangheta usava minacce e intimidazioni. Come è successo con il barista di un locale di Piotello dove si erano recati Cosimo Maiolo e Franco Iuliano: al barista subito Maiolo ha chiesto "quale fosse la sua posizione per le elezioni, indicandogli di votare per il suo candidato e avvisandolo, seppur in tono scherzoso, che, in caso contrario, gli avrebbe bruciato il locale".

Maiolo si è poi assicurato che il commerciante segnasse Menni come preferenza, così da assicurargli un incarico da assessore. Infine, "Maiolo al fine di dare maggiore forza alla richiesta di voto ha voluto precisare che mentre solitamente chi va al potere poi ignora da chi ha ricevuto i voti, nel suo caso il patto stipulato con chi aveva il suo sostegno è condizione non rescindibile".

Ma i voti su cui puntava la ‘ndrangheta erano quelli degli stranieri. E anche in questo caso non mancava la forza: gli esponenti della criminalità organizzata pochi giorni prima le elezioni si erano presentati da un fruttivendolo di Piotello originario dell'Egitto e gli avevano detto di votare Fina.  Alle osservazioni del commerciante ti aver ricevuto da tale "Franco di Africo" indicazioni di votare una donna e di non volersi mettere contro, Maiolo ha ribadito che dovevano votare per il centro destra, altrimenti non "si andava bene".

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