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Dal maxi tavolo di Putin ad oggi: la guerra non ferma l’export in Russia del mobile lombardo

Il distretto del mobile lombardo continua a tenere rapporti con la Russia. Per quanto costosi ed elaborati (come il maxi tavolo di Putin che risale in realtà al 1995 ed è stato prodotto dalla Oak di Cantù), i mobili non rientrano nella categoria “beni di lusso” e per questo non sono soggetti a limitazioni.
A cura di Enrico Spaccini
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C'è chi lo ha interpretato come un primo segnale che la Russia si stesse allontanando dalle politiche europee, altri che hanno pensato fosse solo un modo per restare distanti e non rischiare il contagio da Covid-19. L'unica cosa certa è che quel tavolo così lungo sul quale Putin ha recentemente accolto alcuni leader internazionali lo ha realizzato un'azienda italiana. È la Oak di Cantù, in provincia di Como, e le foto del suo mobile laccato bianco e decorato con foglie d'oro – che risale in realtà al 1995, all'epoca di Boris Yeltsin – hanno fatto il giro del mondo. L'amore dei russi per i mobili italiani non è cosa nuova. E mentre sempre più aziende fermano le proprie attività in terra russa, ultima tra le grandi Stellantis, il mercato dei mobili continua a mantenere rapporti "invisibili" alle sanzioni.

Il "distretto del mobile"

Come la Oak, di aziende specializzate nel mobilio di lusso ce ne sono parecchie in Lombardia. In particolare tra la Brianza monzese e comasca, nel cosiddetto "distretto del mobile" che è secondo in Italia per numero di imprese, ma primo per l'export. Stando agli ultimi dati pubblicati da Assolombarda, l'associazione delle imprese che operano nelle province di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia, il mercato russo di "Altro manifatturiero" rappresenta il 3,4 per cento delle esportazioni della provincia. Nella categoria rientrano anche i mobili, inseriti tra le vulnerabilità economiche della regione in clima di guerra. Un po' come la moda per le città di Milano e Pavia.

Un mercato in crescita del 17 per cento

Come riportato dai dati diffusi dalla Camera di Commercio, la Russia ha portato nel 2021 oltre 175 milioni di euro di entrate nella sola provincia di Monza e Brianza. Un mercato che era in crescita del 17 per cento rispetto al 2020, quando esportava verso Mosca per 150 milioni di euro, e che non rientra nel pacchetto delle sanzioni contro la Russia. Infatti i mobili, per quanto costosi ed elaborati (quel tavolo di Oak ha un valore di circa 100mila euro), non rientrano nella categoria "beni di lusso" e per questo non sono soggetti a limitazioni. Se poi si vogliono conoscere i nomi della clientela russa, le aziende fanno appello ad accordi di riservatezza.

"Molti clienti nella black list"

Tuttavia, come ha fatto presente Andrea Turri, titolare della Turri srl, "molti dei nostri clienti sono nella black list". Nel corso degli anni, l'azienda di Carugo (Como) ha costruito rapporti che hanno portato il mercato russo e ucraino a incidere per "il 20 per cento del fatturato". In più come ricorda Turri, essendo i suoi beni non di prima necessità, "chi potrebbe acquistare non lo fa perché c’è in corso una guerra e loro stanno arredando una seconda, terza o quarta casa quindi possono aspettare". Come quella di Carugo, sono 180 le imprese sulle 1.354 del Legno arredo presenti nella provincia di Monza e Brianza che hanno rilasciato dichiarazioni dall'inizio del conflitto riguardo il proprio mercato.

L'importazione di legname dalla Russia

Tra queste, anche la Maroni extreme woodworking di Cabiate (Como) attraverso il suo titolare Alessandro Maroni: "I contatti commerciali si mantengono", ha dichiarato. Poi, però, Maroni sposta l'attenzione sulla questione delle materie prime come "il multistrato di betulla, ma anche il rovere che proviene dalla zona balcanica ha subito forti rincari". Infatti, come dimostrato dai dati di Assolombarda, il 9 per cento del legname che viene lavorato nella "culla del design" brianzola arriva proprio dalla Russia.

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