“Da gennaio stop ai tamponi gratis nelle Rsa, è un grave errore”
Dal primo gennaio le Rsa e i centri diurni potrebbero non contare più sugli approvvigionamenti delle strutture commissariali per quanto riguarda dispositivi di protezione individuale ma soprattutto per i tamponi molecolari e antigenici per il tracciamento del Covid all'interno delle strutture. Lo ha denunciato Luca Degani, presidente dell'Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale) Lombardia, che in un'intervista a Fanpage.it ha dichiarato: "Abbiamo iniziato a ricevere i primi avvisi in questo senso da Ats Valpadana e da quella di Monza e Brianza – ha spiegato – Questo vuol dire che dal primo gennaio 2022 le strutture dovranno provvedere autonomamente a questa fornitura, che non è tanto grave per i dpi, oggi disponibili sul mercato, quanto per i tamponi, dove la distribuzione fatta garantiva una frequenza di screening a una popolazione delicata. Siamo in piena quarta ondata e sappiamo esserci i laboratori sotto pressione per la quantità di tamponi da processare, visto che i risultati valgono anche per il rilascio del green pass. Ci sono code perfino alle farmacie". Gli avvisi non riguarderebbero solo la Lombardia, Degani ha infatti affermato: "So che le stesse comunicazioni sono state fatte in alcune Asl liguri".
Degani: Importantissima la velocità del tracciamento dei positivi per trasferire poi i pazienti
Degani ha affermato inoltre che tra la popolazione dei grandi anziani ospiti delle Rsa lombarde al momento non risultano focolai, ma con il tracciamento che salta o che verrà fatto "in maniera disomogenea" dalle diverse strutture, il virus potrebbe tornare a circolare proprio in quella popolazione che ne subisce le conseguenze più gravi: "Sappiamo che comunque, anche adesso, i decessi sono legati ancora a persone anziane e pluripatologiche, ovvero l'ospite tipo delle Rsa – ha aggiunto Degani – il controllo non può saltare proprio in questo target che dovrebbe essere comunque trattato sempre come una cristalleria. La situazione ad oggi positiva in queste strutture è figlia anche di una capacità di poter effettuare ancora adesso screening e verifiche su questa popolazione. L'errore che si sta rischiando di fare è smettere di dare gratuitamente i tamponi attraverso acquisiti che sono concentrati e che garantiscono la giusta velocità nella processazione dei risultati". Degani poi ha ricordato come adesso: "Le visite sono fortunatamente aperte in sicurezza, ma ricordiamoci che al momento per andare al ristorante viene usato il super green pass mentre nelle Rsa basta il green pass base. Si è accettato quindi un fattore rischio in più e si deve fare in modo di minimizzarlo. Avere i tamponi con una frequenza continua e screening continui uguali per tutti serve anche per comparare proprio questa accettazione del rischio sulle visite ai parenti". Diventa quindi fondamentale la velocità con cui si individua il positivo per poi trasferirlo in una struttura ospedaliera: "Lasciare un anziano infetto presente in una struttura chiusa con altri anziani vuol dire mettere a rischio quella popolazione che ha il maggior rischio di letalità".
L'appello alla Regione Lombardia: "Potrebbe fare un passo in più e darli ugualmente"
La decisione "sembrerebbe legata alla struttura commissariale, non è una decisione autonoma di regione Lombardia – ha precisato il presidente di Uneba Lombardia – ma mi aspetto che magari questa volta Regione Lombardia faccia invece un passo in più. Potrebbe dire ‘è vero che era il governo che con la struttura commissariale ci dava i tamponi però dato che il livello di rischio è soprattutto in queste realtà, io, regione Lombardia, incido per supportare il prosieguo di una verifica periodica'". "Sono speranzoso che si possa intervenire per correggere questo errore" ha concluso Degani.