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“Da eroi a sfruttati, e dobbiamo pagare le spese”: protestano gli infermieri sconfitti in tribunale

Celebrati come eroi per il loro impegno contro il Coronavirus, ma sottoposti a turni massacranti e costante pressione fisica e psicologica. È la condizione denunciata da un gruppo di infermieri del pronto soccorso dell’ospedale di Oglio Po, nel Cremonese. “L’azienda utilizza in modo improprio la pronta reperibilità per costringerli a lavorare il doppio, evitando così di fare altre assunzioni”, spiega a Fanpage.it il rappresentante Stefano Lazzarini. Ma la causa davanti al giudice è stata respinta e i lavoratori rischiano di vedersi decurtare dallo stipendio le spese processuali. Contattata, l’Asst esprime rammarico per la situazione che si è creata. Il consigliere regionale Degli Angeli: “Caso grave nel pieno dell’emergenza sanitaria, la Regione dia spiegazioni”.
A cura di Simone Gorla
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Da eroi della pandemia a vittime di una guerra in tribunale, con il rischio di trovarsi a pagare un prezzo salato e di tasca propria. È la paradossale vicenda che riguarda gli infermieri del pronto soccorso dell'ospedale di Oglio Po, nel Cremonese. Venti professionisti della sanità, in prima linea nella lotta al Covid come i loro colleghi di tutta Italia, che dalla scorsa estate hanno protestato e scioperato contro un sistema di turni e reperibilità che – spiegano – li costringe a orari di lavoro massacranti e un livello di stress troppo altro, tra interventi d'urgenza, lavoro al triage, tamponi e trasporti ospedalieri. Ma la causa di lavoro che hanno portato davanti al giudice è stata respinta e ora rischiano di vedersi decurtare dallo stipendio le spese processuali.

Giornate di lavoro infinite pagate con i soldi dei lavoratori: la denuncia del sindacato

Cosa succede al pronto soccorso dell'ospedale di Oglio Po? Lo spiega a Fanpage.it il sindacalista Stefano Lazzarini, rappresentante Fials–Confsal: "C'è una norma nel contratto nazionale degli infermieri che sancisce che, ‘per motivi di emergenza', l'azienda possa stabilire delle reperibilità. Queste pronte disponibilità sono “finanziate” con un fondo aziendale, che serve anche per indennità, malattie, straordinari. Sono soldi dei lavoratori. Ma in questo caso la norma è stata estesa e sfruttata in modo illegittimo, a nostro parere. Le regole stabiliscono che la pronta disponibilità possa essere chiesta solo nelle ore notturne e nei giorni festivi. In orario diurno l'azienda deve avere personale sufficiente per coprire le esigenze".

Il sindacato sostiene che da tempo l'Asst di Cremona utilizzi personale in pronta disponibilità in orari diurni e feriali per effettuare attività ordinarie come i trasporti di pazienti verso altre strutture. "Viaggi magari da 50 km fino a Cremona, che possono occupare dalle 7 di mattina alle 13. Poi inizia il turno di lavoro fino alla sera. Sono giornate lavorative di 14 o 15 ore, pagate in parte con i soldi del fondo infermieri. Con il paradosso di sfruttare i soldi dei lavoratori per sostituire personale che non viene assunto".

Gli infermieri sono provati da una turnazione che incide sulla loro vita privata. “Non siamo liberi di vivere, portare figli a scuola, accudire parenti”, raccontano tramite il rappresentante sindacale. "Le responsabilità famigliari devono cadere continuamente sugli altri: nonni, parenti, badanti, babysitter. Tanti di noi hanno difficoltà a casa".

Lo sciopero, l'azione legale e i provvedimenti

"Dal 2019 come sindacato abbiamo chiesto di rivedere le procedure. Abbiamo chiesto un confronto e siamo andati dal prefetto per cercare una conciliazione – spiega ancora Lazzarini -. Non è servito a nulla. Quindi a luglio di quest'anno abbiamo scioperato contro il lavoro straordinario. L'azienda ha precettato tutti in modo incredibile. Ma l'azienda non poteva accettare questo affronto, perché negli anni questa politica era stata avvallata".

Il sindacato ha quindi avviato una causa di lavoro firmata da quasi tutti gli infermieri del pronto soccorso. Il giudice del lavoro non ha però rilevato l'urgenza e quindi ha respinto la causa non rilevando l'urgenza né sufficienti presupposti. Il sindacato ha fatto reclamo e giudice ha ribadito la stessa sentenza. Due sconfitte che hanno rappresentato un duro colpo per i lavoratori. Ma il sindacato intende andare avanti. E denuncia che dopo gli scioperi sono scattati giorni di sospensione e provvedimenti giudicati "immotivati" per 13 persone su 20. Ne è nata una bagarre tra l’azienda ospedaliera e la sigla sindacale. Intanto gli infermieri denunciano un clima di tensione: "Da quando abbiamo fatto causa e iniziato con gli scioperi, è partita la guerra. Ci hanno colpito con provvedimenti disciplinari. Ma siamo un gruppo unito e siamo arrabbiati. Non intendiamo arrenderci".

I lavoratori si trovano ora a pagare le spese processuali

La storia però non si è ancora conclusa. I lavoratori hanno incaricato il sindacato di pagare le spese processuali dovute alla controparte, per un totale di oltre 6mila euro. Ma il bonifico è stato respinto dall'azienda, che lo reputa irregolare e chiede ai dipendenti di pagare di tasca loro. "È una cosa vergognosa, non possono rifiutare il pagamento dell'organizzazione sindacale che ha la delega dei lavoratori e l'ha fatto in nome loro. È un modo per intimidire, vogliono dare una lezione esemplare a chi prova ad alzare la testa. Ma gli infermieri l'hanno capito e intendono resistere", commenta Lazzarini.

La replica dell'azienda sanitaria

Contatta da Fanpage.it, l'azienda sanitaria sottolinea come altre sigle sindacali abbiano concordato sull'utilizzo della pronta disponibilità e come la causa intentata dai lavoratori sia stata respinta. Inoltre l'Asst esprime rammarico per la situazione che si è creata. "Siamo molto dispiaciuti che il sindacato Fials-Confsal, rappresentato dal dott. Stefano Lazzarini, abbia indotto alcuni infermieri, dipendenti dell’Asst di Cremona, a promuovere causa nei confronti dell'azienda per comportamenti che il Giudice, per ben due volte, ha condannato come illegittimi – si legge in una nota -. Questo con la conseguenza che gli stessi lavoratori si sono ritrovati a dover pagare una cifra consistente di spese processuali".

Il consigliere regionale Degli Angeli: caso grave nel pieno dell'emergenza

"Leggere di proteste per un contestato utilizzo non conforme della pronta disponibilità, di sospensioni per motivi disciplinari e intimazione di pagamento di spese legali in un periodo di così grande tensione ed emergenza della nostra sanità è grave", commenta il consigliere regionale cremasco Marco Degli Angeli. "Senza entrare nel merito del contenzioso, che verrà sciolto nelle opportune sedi, è evidente che i nostri professionisti della Sanità vengono chiamati eroi sulla stampa, ma nella realtà sono sottoposti a una grande pressione fisica e psicologica; sono costretti ad una situazione di stress inaccettabile, turni massacranti e sono inoltre intimati a non parlare", sottolinea l'esponente pentastellato. Che sul caso ha depositato due interrogazioni all'assessorato al Welfare di Regione Lombardia. Richieste di chiarimenti che "purtroppo, dopo solleciti e proteste in aula consiliare non hanno trovato ancora risposta – spiega Degli Angeli -. Silenzi e ritardi che fanno male e che non consentono di esercitare in pieno il mio ruolo di controllo."

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