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Da chi è formato il “consorzio lombardo delle mafie” e perché solo ora dopo mesi 79 indagati rischiano il carcere

In questi giorni il Tribunale del Riesame ha deciso di rinnovare la richiesta della misura cautelare presentata dalla Procura nei confronti di 79 indagati dell’inchiesta Hydra. I giudici hanno così confermato la presenza di un consorzio lombardo delle mafie.
A cura di Giorgia Venturini
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Il Tribunale del riesame ha dato ragione alla Procura e all'inchiesta Hydra che ha svelato un nuovo sistema mafioso lombardo con a capo vertici di cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra. L'operazione di mesi fa – coordinata della Procuratrice Alessandra Cerreti e dai carabinieri del Nucleo investigativo diretti dal colonnello Antonio Coppola – aveva riconosciuto la presenza di un "consorzio", così definito da alcuni pentiti, nato in Lombardia e che ha allungato le sue braccia sul resto dell'Italia.

In questi giorni il Tribunale del Riesame ha deciso di rinnovare la richiesta della misura cautelare presentata dalla Procura nei confronti di 79 indagati dell'inchiesta Hydra. Una svolta: quando era uscita infatti l'operazione antimafia, avevano fatto discutere le 142 istanze di misure cautelari rigettate dal giudice per le indagini preliminari Tommaso Perna su 153 richieste dalla Procura. La decisione del Tribunale del Riesame confermerebbe invece ancora una volta la presenza di un sistema mafioso lombardo. Ma in cosa consiste questo consorzio?

In cosa consiste il consorzio mafioso lombardo

Il consorzio poteva contare sulla presenza di personaggi di spicco delle tre principali organizzazioni criminali italiane: cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra. Questo sistema criminale lombardo metteva in campo la forza di intimidazione – che caratterizza il modello mafioso – approfittando dell'omertà dei territori di Milano, Varese e provincia. Così gli indagati agivano indisturbati ed erano autori di estorsioni e traffico di droga e armi. In parte i soldi di questi reati finivano in una cassa comune e venivano destinati "al sostentamento dei detenuti di ciascuna componente e pretese quale corrispettivo per l’assegnazione e/o agevolazione nella assegnazione di affari leciti o illeciti, in virtù della forza di intimidazione dell’intera associazione".

Riassumendo il Tribunale del Riesame ha riconosciuto che "singoli soggetti anche appartenenti alle mafie storiche abbiano costituito una associazione di stampo mafioso non configurabile però né come una confederazione di mafie né come una “supermafia” avendo trasferito nel sodalizio orizzontale tutti i tratti genetici delle associazioni di appartenenza".

Cosa ha deciso il Tribunale del Riesame

Il collegio del Riesame di Milano ha spiegato che è "ampiamente dimostrato che il sodalizio contestato abbia fatto effettivo, concreto, attuale e percepibile uso – anche con metodi violenti o minacciosi – della forza di intimidazione nella commissione di delitti come nella acquisizione del controllo e gestione di attività economiche, che sono propriamente gli ambiti di attività che, secondo il parametro normativo, tipizzano la natura mafiosa del gruppo". Nel dettaglio, il Riesame ha riconosciuto l'associazione mafiosa per 56 persone. Tra questi i fratelli Giuseppe e Stefano Fidanzati e Errante Paolo Parrinoquest'ultimo considerato dagli inquirenti un importante collegamento con la mafia trapanese e quella di Castelvetrano dell'ex boss Matteo Messina Denaro. Tra gli esponenti di ‘ndrangheta invece ci sono membri della cosca Iamonte di Melito Porto Salvo e i Romeo Staccu di San Luca.

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