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Da Alzano Lombardo alla zona rossa “per sbaglio”: gli errori che la Lombardia ha pagato caro

Dallo scoppio della pandemia la Lombardia è andata incontro a una serie incredibile di errori nella gestione dell’emergenza sanitaria. Dall’ospedale di Alzano Lombardo non sanificato nei primi giorni dell’emergenza al recente caso della zona rossa scattata “per sbaglio” a causa di una imprecisione nell’inserimento dei dati. Errori che non possono essere giustificati solo dalla difficoltà di gestire un’emergenza senza precedenti.
A cura di Simone Gorla
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È passato quasi un anno dallo scoppio della pandemia in Lombardia. Un anno segnato da una serie incredibile di errori nella gestione dell'emergenza Covid. Dal tracciamento saltato ai ritardi sui vaccini antinfluenzali, dagli svarioni nella comunicazione ai dati mancanti nei report inviati all'Iss, dai milioni spesi per l'ospedale alla Fiera di Milano alle inchieste sulle zone rosse e sul caso camici. Errori a tutti i livelli che non possono essere giustificati solo con la difficoltà di gestire un'emergenza senza precedenti.

Ospedale di Alzano Lombardo

I problemi iniziano nei primissimi giorni di emergenza. Il 23 febbraio c'è il caso del pronto soccorso dell'ospedale di Alzano Lombardo, chiuso e riaperto dopo 3 ore senza una adeguata sanificazione. La struttura, secondo gli inquirenti, sarebbe diventato in breve un focolaio che avrebbe contribuito al dilagare dell'emergenza in Val Seriana.

Carenza di mascherine e Dpi per i medici

Nei primi mesi di emergenza mancano mascherine e dispositivi di protezione per i sanitari. Molti medici di famiglia, esposti al contagio, rischiano di trasmettere il virus ai loro pazienti. Alcuni perdono la vita in prima linea. Tra questi c'è il dottor Roberto Stella, presidente dell'ordine dei medici di Varese.

Caos zone rosse

All'inizio di marzo scoppia il caso della Val Seriana. Le autorità sanitarie avvertono che la situazione nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro è gravissima a causa di focolai fuori controllo. Per giorni si parla di una zona rossa necessaria, ma nessun interviene fino all'8 marzo, quando scatta il lockdown generale. Lo stesso problema viene denunciato nella provincia di Cremona, confinante con la zona di Codogno, dove la zona rossa non viene mai creata nonostante lo stesso governatore Attilio Fontana in una riunione lo avesse auspicato.

Il caso Ospedale in Fiera

Per fare fronte alla tragica situazione degli ospedali si inizia a progettare un grande hub di terapia intensiva, che dovrà nascere a Milano nei padiglioni della Fiera. La realizzazione, costata circa venti milioni di euro provenienti da donazioni private, è affidata all'ex capo della protezione civile Guido Bertolaso. Dagli iniziali 500 posti immaginati, si scende a una capienza teorica di poco più di duecento letti. Ma la realtà è ben diversa: l'ospedale alla Fiera viene utilizzato per pochissimi pazienti nella prima fase dell'emergenza.  Tornerà utile in autunno, con la seconda ondata, quando verranno curati circa 90 pazienti.

Caso camici e inchieste

Durante la Fase due esplodono in Lombardia le inchieste giudiziarie sulla gestione dell'emergenza. Il caso Diasorin, con la diatriba legale – prima davanti alla giustizia amministrativa, poi con il coinvolgimento di quella penale – sull'accordo tra San Matteo di Pavia e la multinazionale farmaceutica per la produzione di test sierologici (dopo una serie di ricorsi il Consiglio di Stato darà ragione all'Irccs pavese). Poi il caso camici che tocca il presidente Fontana in prima persona. Riguarda una fornitura di camici e dispositivi di protezione ordinata senza gara dalla centrale acquisti della Regione all'azienda del cognato del governatore.

Ritardi sui vaccini a Malpensa in agosto

In estate migliaia di turisti italiani che hanno scelto di andare in vacanza in zone a rischio, dalla Croazia alla Spagna, dalla Grecia a Malta, devono essere sottoposti a tampone al rientro in Italia. Si organizzano campagne di tamponi a tappeto sui viaggiatori, ma a Malpensa e Linate il servizio parte con alcuni giorni di ritardo e con molte polemiche per la decisione, poi corretta, di dare la precedenza ai residenti in Lombardia.

Tracciamento saltato in autunno

In ottobre il contagio riprende a velocità esponenziale. Tanto da fare saltare il tracciamento dei contatti. I primi a denunciarlo sono i vertici dell'Ats di Milano. Il 12 ottobre Vittorio Demicheli, direttore sanitario di Ats Milano, intervistato da Fanpage.it, avverte: “Abbiamo potenziato al massimo il personale, ma stiamo già accumulando ritardo”.

Disastro vaccini antinfluenzali

Il piano di vaccini antinfluenzali, indicati come indispensabili dai medici nell'anno del Covid, parte con gravi ritardi, carenze ed errori negli ordinativi. Medici, farmacisti e pazienti denunciano le difficoltà a reperire le dosi. In molti casi gli anziani che dovevano essere vaccinati a novembre ricevono la somministrazione solo a gennaio.

Errori nei dati e la zona rossa "per sbaglio"

Quindi il caso più recente, quello della zona rossa scattata per un errore nell'inserimento dei dati da parte dei tecnici lombardi. Attilio Fontana si oppone e fa ricorso al Tar. Dopo molte polemiche, l'Iss rivela che la Lombardia per 54 volte ha inviato dati imprecisi o carenti.

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