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Cugini egiziani accoltellati a Rogoredo, per il giudice era una “spedizione punitiva per uccidere”

Per il giudice per le indagini preliminari, l’aggressione al 21enne egiziano e al suo cugino avvenuta a Milano Rogoredo era una “spedizione punitiva per uccidere”. Sono stati convalidati i fermi per i tre indagati, accusati di tentato omicidio.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagine di repertorio
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L'aggressione della scorsa settimana in un cantiere di un ristorante a Rogoredo, alla periferia di Milano, era "una spedizione punitiva programmata per uccidere". Lo ha confermato il giudice per le indagini preliminari Ileana Ramundo che ha quindi convalidato ha convalidato i fermi per i tre indagati e ordinato che restino in carcere per tentato omicidio. Le due vittime, il 21enne egiziano e suo cugino, sono ancora ricoverati in ospedale in pericolo di vita.

La "spedizione programmata"

Era l'orario della pausa pranzo di mercoledì 13 aprile quando due cugini egiziani avevano incrociato il loro precedente datore di lavoro vicino a un cantiere del quartiere Santa Giulia, nella zona sud di Milano. I due si sono avvicinati all'uomo ricordandogli che stavano ancora attenendo il compenso dell'ultimo lavoro che avevano svolto per lui. Un debito di alcune migliaia di euro. La mattina dopo, del 14 aprile, l'uomo si è presentato con due complici (un suo fratello e un cugino). Secondo alcuni testimoni, i tre sarebbero scesi da due auto e si sarebbero diretti verso i due cugini già con i coltelli in mano. Uno è stato accoltellato al cuore, l'altro al braccio e poi preso a calci con scarpe antinfortunistiche rinforzate con protezioni di metallo che gli hanno causato la frattura di alcune costole e delle lesioni al fegato.

Le versioni dei tre fermati

Una conferma circa la responsabilità dei tre fermati, tutti egiziani come le vittime, è arrivata dalla ditta per cui lavorano, la quale ha segnalato la loro contemporanea assenza dal cantiere in quella mattina del 14 aprile. Interrogati, i due fratelli hanno ammesso di aver avuto una colluttazione con le vittime, giustificandosi dicendo di essere stati provocati. Il terzo, il cugino, sostiene di essere estraneo ai fatti. Tutte versioni in contrasto con le testimonianze che gli inquirenti hanno raccolto, oltre che con le immagini di un video registrato da un passante.

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