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Critica un uomo che filma le presunte borseggiatrici in metro e viene aggredito: “Dagli il tuo portafoglio”

Un uomo è intervenuto criticando un ragazzo che stava filmando due presunte borseggiatrici in metro ricordargli che “sono persone”. Gli altri passeggeri, però, hanno detto che “fa benissimo a farlo” e che casomai avrebbe potuto dargli il suo portafoglio.
A cura di Enrico Spaccini
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I frame del video pubblicato sui social
I frame del video pubblicato sui social

Un uomo è stato aggredito verbalmente dagli altri passeggeri della metropolitana. La sua colpa era quella di aver ripreso un ragazzo che stava filmando con il suo cellulare due presunte borseggiatrici. "Non può fare così davanti alla gente", gli ha detto quando aveva ancora il telefono in mano, "sono persone". Ma in un attimo si è ritrovato contro altre persone che lo invitavano a dare a quelle ragazze il suo portafoglio. La scena è stata ripresa e condivisa sui social, dove ancora una volta l'opinione pubblica si è spaccata tra chi incoraggia la pratica del farsi giustizia da soli e chi ricorda che, dopotutto, siamo in una società in teoria culturalmente evoluta.

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"Le porti a casa sua, si vergogni!"

"Scusi ma lei chi è?", domanda un uomo con lo zaino in spalle che si vede avvicinarsi al ragazzo con il telefono in mano nel video pubblicato il 20 marzo. "Sono borseggiatrici", accusa subito lui senza rispondere alla domanda, che poi gli viene posta ancora: "Lei chi è?". Poi ecco la risposta: "Sono un cittadino", come se bastasse a giustificare quella violenza in atto.

Quando l'uomo gli fa notare che "non può fare così davanti alla gente" e che comunque, nonostante le accuse che gli stava muovendo, "sono persone", si è ritrovato contro quasi l'intero treno. L'audio del video è disturbato, non solo dalla qualità non eccelsa della ripresa, ma anche dalla voce degli altri passeggeri: "Fa benissimo a farlo", grida uno, "le porti a casa sua, si vergogni!". Fino al fatidico: "Le dia il suo portafoglio".

Questo non è altro che l'ennesimo episodio che ormai si ripete da settimane, se non da mesi, a Milano. Da un lato ci sono pagine social, canali televisivi e normali "cittadini" che si arrogano il diritto di poter mettere in pubblica piazza e sui social network le facce di chi ritengono essere colpevoli di furti e borseggi.

I manifesti come nel selvaggio West

Nemmeno nel selvaggio West la situazione era così fuori controllo. E quello era, appunto, "selvaggio". Allora si piazzavano dei manifesti in giro per la città con la scritta "wanted", ricercato, e sotto la faccia della persona che doveva pagare per i suoi crimini. Certo, al tempo a volte poteva essere consegnato alla giustizia anche morto, ma non tutti potevano acciuffarlo. Non bastava essere "un cittadino", era necessario essere in possesso di una sorta di mandato dallo Stato stesso che poi lo pagava per il servizio svolto.

Oggi, invece, basta avere un cellulare in mano che abbia abbastanza batteria per poter accusare qualcuno. E poco importa se anche quelle "sono persone". Sono spuntati di recente anche dei volantini alle stazioni della metropolitana. La scritta in alto recita "attenzione", non proprio "wanted" quindi, ma per il resto non è molto diverso dai manifesti del lontano West. Oltre alla foto della "ricercata" c'è anche indicata la nazionalità, come se potesse essere un dato rilevante.

Chi pubblica i video delle presunte borseggiatrici potrebbe commettere reato

Ancora una volta, come già sottolineato dalla consigliera comunale Monica Romano e da alcuni "cittadini" proprio sui socialnetwork (che però fanno meno rumore rispetto a chi punta la telecamera in faccia alle persone) si è rasentato il limite della civiltà e della legalità.

Il punto non è di giustificare o meno un borseggio, quando questo avviene, ma di alimentare l'idea di potersi fare giustizia da soli. Cosa che la società civile ha da tempo, almeno in teoria, lasciato alle spalle. Per non parlare del fatto che la pratica in sé del registrare video senza consenso e farlo circolare sui social potrebbe essere un reato.

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